Altri intende - erroneamente a nostro avviso - che il ”royal number“ si riferisca a Re Giovanni.

(57) “… whence they gape and poin / At your industrious scenes and acts of death”: “scene”, “atti”: continua la metafora introdotta dal precedente “come a teatro”; dove pertanto il significato di ”industrious“, riferito alle scene e agli atti, è quello di “bene allestite”, “ben recitate” (per gli occhio degli spettatori di Angers). Il tutto in chiave ironica, s’intende. Il Bastardo, che ha ironizzato prima sulla “maestà in furore”, ironizza qui sulla futilità della guerra tra due re assetati di potere.

(58)Do like the mutinies of Jerusalem“: si riferisce alla ribellione dei palestinesi contro il dominio di Roma, nel 70 d.C., che provocò l’incendio del tempio di Gerusalemme da parte dei Romani comandati dall’imperatore Tito. Il Bastardo si fa qui consigliere politico di due re, preludio alla sua missione di mediatore politico tra Re Giovanni e i baroni ribelli.

(59)“Smacks it not something of the policy?”: ”policy“ è qui per “political cunning“. È un’altra pennellata a tratteggiare la figura del personaggio, vero protagonista del dramma: prima sconosciuto figlio naturale d’un re, poi riconosciuto e fatto cavaliere, ora consigliere politico; più oltre sarà l’esecutore materiale della politica di spoliazione dei beni della chiesa, e finalmente colui al quale Giovanni morente dirà: “Prendi tutto in mano tu”.

(60)I’ll stir them to do it. Come, away, away!”: letteralm.: “Io li spronerò a farlo. Andiamo via, via!”. Con questa uscita del Bastardo, che alcuni vogliono non sia diretta al re ma al pubblico, si conclude, in chiave comica, il dramma del confronto dei due sovrani davanti ad Angers, già costato molti morti alle due parti, come s’è visto. Da ora in poi, la vicenda volgerà al pacifico tono dell’improvviso matrimonio tra il Delfino e Lady Bianca di Spagna, che metterà d’accordo i due e la città, ma lascerà insoluto il problema della legittimità della corona di Giovanni, tanto che questi si sentirà grottescamente costretto a farsi incoronare di nuovo.

(61) “… the mouth of passage shall we fling wide ope”: letteralm.: “… apriremo subito e con violenza la bocca del passaggio”. La solita manierata sineddoche della personizzazione del luogo.

(62)“But without this match…”: bisticcio sul doppio senso di ”match”: prima l’ha usato nel senso di “miccia”; ora ripete: “Ma senza questa miccia…”, ma ”match“ è anche “unione”, “matrimonio”.

(63)Here is a stay / That shakes the rotten carcass of old Death / out of his rags“: perifrasi immaginifica per dire: “Ecco una proposta che viene a frenare la corsa di molte vite verso la morte”. L’immagine è quella della morte, una vecchia scheletrita vestita di stracci, che riceve una scrollata dai suoi stracci (“out of his rags“: la morte in inglese è maschile e qualche volta neutra) dalla proposta del primo cittadino. Il Bastardo lo dice un po’ ironizzando, un po’ credendoci.

(64)Shall have no sun to ripe“: prosegue la metafora introdotta dal precedente “ragazzo in erba” (“green boy“).

(65)… lest zeal now melted“: l’immagine dello zelo come metallo giunto al punto di fusione è sorretta dal successivo ”cool and congeal again“, “non abbia a raffreddarsi e irrigidirsi di nuovo”.

(66) “… which, being but the shadow of your son / Becomes a sun and makes your son a shadow”: senso: “Se mi specchio nel suo occhio, la mia immagine ivi riflessa diventa un sole; al suo confronto, quello ch’io sono in carne e ossa diventa la mia ombra”. Il linguaggio del Delfino è volutamente maccheronico e artificioso, e gioca sull’omofonia di ”sun”, “sole” e ”son“, “figlio”.

(67)Command thy son and daughter to join hands“: gli sponsali “a mani giunte” (“Zur gesamten hand“ dei tedeschi) erano una forma di rito matrimoniale detta ”sponsalia per verba praesentium“ consistente nel dichiararsi marito e moglie in presenza di testimoni, tenendosi le mani congiunte. Tale matrimonio era riconosciuto valido dalla legge inglese: subito dopo, infatti, Bianca chiamerà il Delfino col nome di marito; così è anche da intendere che si siano sposati - come annota J. W. Lever nell’”Arden Shakespeare”- Claudio e Giulietta in ”Misura per misura“, I, 2, 133 e segg.

(68)“… that broker, that still breaks the pate of faith”: gioco sull’assonanza dei termini - peraltro di diverso etimo -“broker”, “mediatore”, “mezzano” e ”break“, “rompere”, “ridurre in frantumi”. Senso: “… quell’intermediario (tra la buona coscienza e il vantaggio personale: l’interesse, il tornaconto) che è capace di frantumare il cranio della lealtà.” S’è cercato di rendere alla meglio il bisticcio con “mezzano” e “smezzare”.

(69) Il corsivo è del traduttore.

(70) Il testo ha “This all-changing word”, “Questa parola che tutto cambia”.

(71)“… when his fair angels would salute my palm“: “angel” si chiamava una moneta antica recante sul verso l’immagine dell’arcangelo Michele che uccide il drago; era d’oro zecchino e aveva il valore oscillante nel tempo tra i 6 e i 10 scellini.

(72) “… for grief is proud and makes his owner stoop”: ”to stoop“ che, usato transitivamente, ha il senso di “curvare”, “inclinare”, è qui usato, come altrove in Shakespeare, nel senso passivo di “venir fatto inclinare”, “fare inclinare altri avanti a sé” (“to cause to bow down”).

(73)Nature and Fortune joined to make thee great“: natura e fortuna che s’alleano per formare una creatura umana è massimo della perfezione di questa, ché le due, secondo un luogo classico, sono generalmente nemiche. Il tema è ripreso da Shakespeare anche altrove; così in ”Come vi piaccia“, (I, 2, 40-41) (Rosalinda:” Fortune reigns in gifts of the world/ Not in the leamenys of Nature”, “Fortuna impera sui doni del mondo, non sopra i tratti che ci dà natura”; e Falstaff ad Alice Ford nelle ”Allegre mogli di Windsor“, (III, 3, 58-59):” I see what you were, if Fortune thy foe were not, Nature thy friend”: “Ti vedo qual saresti/ se Fortuna ti fosse stata amica/ come ti fu Natura”.

(74)“… for grief is proud and makes his owner stoop”: il verbo ”to stoop“ che, usato transitivamente, è “curvare”, “inclinare”, qui, come altrove in Shakespeare, è usato nel senso passivo di “essere oggetto d’inchino”, “far inchinare gli altri avanti a sé” (“to cause to bow down”), come del resto riesce chiaro dalle successive parole di Costanza.

(75) Il logo classico del dolore che si asside in terra, quasi a trovare sulla terra, dura, inerte ed immensa, unico rifugio e sollievo al dolore è anche in ”Riccardo III“ laddove (IV, 4, 28.) la regina spodestata Elisabetta dice, sedendosi appunto a terra: “Rest thy unrest on England’s lawful earth”, “Racqueta ora la tua inquietudine / su questo leal suolo d’Inghilterra”.

(76) Gli alchimisti erano proverbiali nel medioevo per la loro pretesa di mutare in oro i metalli, con la pietra filosofale.

(77) “… rather turn this day out of the week”: è una delle numerose reminiscenze bibliche di Shakespeare; cfr. ”Giobbe”, III, 6: ” Dopo questo, Giobbe maledisse il suo giorno, e prese a dire: … e caligine ingombri quella notte; non rallegrisi fra i giorni dell’anno, non sia annoverata nel mese”.

(78)“… which being touched and tried proved valueless”: ”to touch and try” è l’azione del verificare, col mezzo della pietra di paragone (detta appunto ”touchstone“) il grado di purezza dell’oro; operazione usata abitualmente per le monete (cfr. per lo stesso traslato, in ”Riccardo III“, (IV, 2, 9-l0):“… now I do play the touch/ To try if thou be current gold“, “… voglio prendermi il gusto / ora a saggiarti se sei d’oro schietto”; e in ”Timone di Atene”(III, 3, 6):”They have been touched and found base metal” “E tutti sono stati già saggiati / e si son rivelati vil metallo”.

(79)You came in arms… but now in arms you strangten…”: il bisticcio del testo, basato sul doppio significato di ”arms” che vale “armi” e “braccia”, non si può rendere.

(80) Altra reminiscenza biblica: da “Isaia”, LIV, 4,5:”… e non ti ricorderai più il vituperio della tua vedovità, perciocché il tuo marito è quel che ti ha fatta, il Signore degli eserciti…”.

(81) La pelle di leone che il Duca d’Austria porta addosso.

(82)“… and south’st greatness”: ”greatness“ per ”great men“, l’astratto per il concreto, come spesso in Shakespeare.

(83)“… doff it for shame“: altri intende:”… gettala via, che non abbia a vergognarsi (la pelle di leone, di stare addosso a te).

(84) A questo punto, in mancanza di qualsiasi ”stage instruction” è da immaginare che il Duca d’Austria rinfoderi la spada e si tiri da parte in buon ordine. Si noti comunque l’astuzia del drammaturgo: qui come altrove, ogni volta che il Bastardo ha da dire col Duca d’Austria, interviene Re Giovanni a interrompere il discorso, per evitate il peggio.

(85) È la scena-madre di quella che è la sottotrama del dramma, e cioè il contrasto tra la corona inglese e la Chiesa di Roma; contrasto che storicamente ha inizio proprio da Giovanni Senzaterra, dopo che il suo predecessore, il fratello Riccardo Cuor-di-leone, era stato invece pio condottiero della crociata in Terrasanta.

La prima ruggine personale di Giovanni col papa Innocenzo III nasce dal rifiuto di questi di benedire il divorzio di Giovanni dalla prima moglie, una Gloucester, che Giovanni ripudia per sposare (ottobre 1199) Isabella, la giovane figlia di Aimaro conte di Angoulème, strappandola al promesso Ugo di Bruno, conte della Marca. Ma l’urto ufficiale con Roma si verificò con la nomina del nuovo arcivescovo di Canterbury, alla morte di Uberto nel 1205. Giovanni fece nominare dal capitolo dei vescovi inglesi il suo candidato John Gray; il papa, che sosteneva la candidatura di Stefano Langhton, cardinale di nascita inglese ma alleato della Francia, colpì Giovanni d’interdetto; questi, in risposta, confiscò tutti i beni appartenenti ad ordini ecclesiastici, esiliò i prelati e confinò i monaci nei loro conventi. All’interdetto seguì la scomunica e una sentenza pontificia di deposizione di Giovanni dal trono.

(86)“… to him and his usurp’d authority“: ”usurped“ deve intendersi qui nel senso di “pretesa” (“injustly claimed“).

(87) Cioè non da Dio, come dovrebbe.

(88) Sulla “santa liceità” di uccidere, anche a tradimento, un cattivo monarca, specie se colpito da interdetto papale, concordava, con la Chiesa di Roma, anche il radicalismo puritano. La questione era attuale al tempo di Shakespeare, perché Elisabetta era stata scomunicata da papa Pio V, e il successore di questi, Gregorio XIII, aveva perfino promesso la beatificazione a chi l’avesse assassinata.

(89) Cioè associarmi al papa nel maledire Giovanni. Testo:“That I have room with Rome to curse”: il bisticcio “room with Rome”, basato sull’omofonia dei due termini - che al tempo di Shakespeare era più marcata - non si può rendere. Doveva far ridere il pubblico, perché si ritrova identico in ”Giulio Cesare“ (I, 2, 155) ”Now it is Rome indeed, and room enough…”, “Ora sì che è Roma, e v’è assai spazio…”.

(90)“… when law can do no right, / Let it be lawful that law bar non wrong”: questo sfoggio di retorica piuttosto artificiosa che Shakespeare mette in bocca a Costanza, e che contrasta, in verità, col suo stato di grande ambascia, fa il paio con la successiva invocazione di costei a Satana.

(91) L’anima di Filippo di Francia: Filippo per Costanza è spergiuro, quindi dannato all’inferno, per essersi associato a Giovanni; se ora da lui si dissocia, si purifica davanti a Dio (davanti al quale si giura), e la sua anima non va più all’inferno.

(92) Il Bastardo ripete la frase di scherno pronunciata poco prima da Costanza - e da lui provocatoriamente ripetuta - all’indirizzo del duca d’Austria.

(93) Il Bastardo coglie a volo il traslato dell‘“intascare”, e lo prosegue: le braghe dell’Austria sono larghe ed hanno tasche capaci.

(94) V. sopra la nota 84.

(95)In likeness of a new untrimmed bride”: Bianca ha appena concluso i suoi sponsali col Delfino, e s’è idealmente spogliata (“untrimmed”) del velo nuziale. Altri intende ”untrimmed” “discinta”, “coi capelli sciolti”; ma Bianca non è né discinta né spettinata. La lingua di Costanza batte sul dente del matrimonio di Bianca col Delfino, è quello che le duole.

(96)“… but for her need”: ”need“ sta qui nel senso di ”distress”.

(97)“… play fast-and-loose with faith”: ”fast-and-loose” si chiamava un gioco di abilità, giocato con una cordicella e una stecca di legno.