Tale matrimonio era riconosciuto valido dalla legge inglese: subito dopo, infatti, Bianca chiamerà il Delfino col nome di marito; così è anche da intendere che si siano sposati - come annota J. W. Lever nell’”Arden Shakespeare”- Claudio e Giulietta in ”Misura per misura“, I, 2, 133 e segg.

(68)“… that broker, that still breaks the pate of faith”: gioco sull’assonanza dei termini - peraltro di diverso etimo -“broker”, “mediatore”, “mezzano” e ”break“, “rompere”, “ridurre in frantumi”. Senso: “… quell’intermediario (tra la buona coscienza e il vantaggio personale: l’interesse, il tornaconto) che è capace di frantumare il cranio della lealtà.” S’è cercato di rendere alla meglio il bisticcio con “mezzano” e “smezzare”.

(69) Il corsivo è del traduttore.

(70) Il testo ha “This all-changing word”, “Questa parola che tutto cambia”.

(71)“… when his fair angels would salute my palm“: “angel” si chiamava una moneta antica recante sul verso l’immagine dell’arcangelo Michele che uccide il drago; era d’oro zecchino e aveva il valore oscillante nel tempo tra i 6 e i 10 scellini.

(72) “… for grief is proud and makes his owner stoop”: ”to stoop“ che, usato transitivamente, ha il senso di “curvare”, “inclinare”, è qui usato, come altrove in Shakespeare, nel senso passivo di “venir fatto inclinare”, “fare inclinare altri avanti a sé” (“to cause to bow down”).

(73)Nature and Fortune joined to make thee great“: natura e fortuna che s’alleano per formare una creatura umana è massimo della perfezione di questa, ché le due, secondo un luogo classico, sono generalmente nemiche. Il tema è ripreso da Shakespeare anche altrove; così in ”Come vi piaccia“, (I, 2, 40-41) (Rosalinda:” Fortune reigns in gifts of the world/ Not in the leamenys of Nature”, “Fortuna impera sui doni del mondo, non sopra i tratti che ci dà natura”; e Falstaff ad Alice Ford nelle ”Allegre mogli di Windsor“, (III, 3, 58-59):” I see what you were, if Fortune thy foe were not, Nature thy friend”: “Ti vedo qual saresti/ se Fortuna ti fosse stata amica/ come ti fu Natura”.

(74)“… for grief is proud and makes his owner stoop”: il verbo ”to stoop“ che, usato transitivamente, è “curvare”, “inclinare”, qui, come altrove in Shakespeare, è usato nel senso passivo di “essere oggetto d’inchino”, “far inchinare gli altri avanti a sé” (“to cause to bow down”), come del resto riesce chiaro dalle successive parole di Costanza.

(75) Il logo classico del dolore che si asside in terra, quasi a trovare sulla terra, dura, inerte ed immensa, unico rifugio e sollievo al dolore è anche in ”Riccardo III“ laddove (IV, 4, 28.) la regina spodestata Elisabetta dice, sedendosi appunto a terra: “Rest thy unrest on England’s lawful earth”, “Racqueta ora la tua inquietudine / su questo leal suolo d’Inghilterra”.

(76) Gli alchimisti erano proverbiali nel medioevo per la loro pretesa di mutare in oro i metalli, con la pietra filosofale.

(77) “… rather turn this day out of the week”: è una delle numerose reminiscenze bibliche di Shakespeare; cfr. ”Giobbe”, III, 6: ” Dopo questo, Giobbe maledisse il suo giorno, e prese a dire: … e caligine ingombri quella notte; non rallegrisi fra i giorni dell’anno, non sia annoverata nel mese”.

(78)“… which being touched and tried proved valueless”: ”to touch and try” è l’azione del verificare, col mezzo della pietra di paragone (detta appunto ”touchstone“) il grado di purezza dell’oro; operazione usata abitualmente per le monete (cfr. per lo stesso traslato, in ”Riccardo III“, (IV, 2, 9-l0):“… now I do play the touch/ To try if thou be current gold“, “… voglio prendermi il gusto / ora a saggiarti se sei d’oro schietto”; e in ”Timone di Atene”(III, 3, 6):”They have been touched and found base metal” “E tutti sono stati già saggiati / e si son rivelati vil metallo”.

(79)You came in arms… but now in arms you strangten…”: il bisticcio del testo, basato sul doppio significato di ”arms” che vale “armi” e “braccia”, non si può rendere.

(80) Altra reminiscenza biblica: da “Isaia”, LIV, 4,5:”… e non ti ricorderai più il vituperio della tua vedovità, perciocché il tuo marito è quel che ti ha fatta, il Signore degli eserciti…”.

(81) La pelle di leone che il Duca d’Austria porta addosso.

(82)“… and south’st greatness”: ”greatness“ per ”great men“, l’astratto per il concreto, come spesso in Shakespeare.

(83)“… doff it for shame“: altri intende:”… gettala via, che non abbia a vergognarsi (la pelle di leone, di stare addosso a te).

(84) A questo punto, in mancanza di qualsiasi ”stage instruction” è da immaginare che il Duca d’Austria rinfoderi la spada e si tiri da parte in buon ordine. Si noti comunque l’astuzia del drammaturgo: qui come altrove, ogni volta che il Bastardo ha da dire col Duca d’Austria, interviene Re Giovanni a interrompere il discorso, per evitate il peggio.

(85) È la scena-madre di quella che è la sottotrama del dramma, e cioè il contrasto tra la corona inglese e la Chiesa di Roma; contrasto che storicamente ha inizio proprio da Giovanni Senzaterra, dopo che il suo predecessore, il fratello Riccardo Cuor-di-leone, era stato invece pio condottiero della crociata in Terrasanta.

La prima ruggine personale di Giovanni col papa Innocenzo III nasce dal rifiuto di questi di benedire il divorzio di Giovanni dalla prima moglie, una Gloucester, che Giovanni ripudia per sposare (ottobre 1199) Isabella, la giovane figlia di Aimaro conte di Angoulème, strappandola al promesso Ugo di Bruno, conte della Marca. Ma l’urto ufficiale con Roma si verificò con la nomina del nuovo arcivescovo di Canterbury, alla morte di Uberto nel 1205. Giovanni fece nominare dal capitolo dei vescovi inglesi il suo candidato John Gray; il papa, che sosteneva la candidatura di Stefano Langhton, cardinale di nascita inglese ma alleato della Francia, colpì Giovanni d’interdetto; questi, in risposta, confiscò tutti i beni appartenenti ad ordini ecclesiastici, esiliò i prelati e confinò i monaci nei loro conventi. All’interdetto seguì la scomunica e una sentenza pontificia di deposizione di Giovanni dal trono.

(86)“… to him and his usurp’d authority“: ”usurped“ deve intendersi qui nel senso di “pretesa” (“injustly claimed“).

(87) Cioè non da Dio, come dovrebbe.

(88) Sulla “santa liceità” di uccidere, anche a tradimento, un cattivo monarca, specie se colpito da interdetto papale, concordava, con la Chiesa di Roma, anche il radicalismo puritano. La questione era attuale al tempo di Shakespeare, perché Elisabetta era stata scomunicata da papa Pio V, e il successore di questi, Gregorio XIII, aveva perfino promesso la beatificazione a chi l’avesse assassinata.

(89) Cioè associarmi al papa nel maledire Giovanni. Testo:“That I have room with Rome to curse”: il bisticcio “room with Rome”, basato sull’omofonia dei due termini - che al tempo di Shakespeare era più marcata - non si può rendere. Doveva far ridere il pubblico, perché si ritrova identico in ”Giulio Cesare“ (I, 2, 155) ”Now it is Rome indeed, and room enough…”, “Ora sì che è Roma, e v’è assai spazio…”.

(90)“… when law can do no right, / Let it be lawful that law bar non wrong”: questo sfoggio di retorica piuttosto artificiosa che Shakespeare mette in bocca a Costanza, e che contrasta, in verità, col suo stato di grande ambascia, fa il paio con la successiva invocazione di costei a Satana.

(91) L’anima di Filippo di Francia: Filippo per Costanza è spergiuro, quindi dannato all’inferno, per essersi associato a Giovanni; se ora da lui si dissocia, si purifica davanti a Dio (davanti al quale si giura), e la sua anima non va più all’inferno.

(92) Il Bastardo ripete la frase di scherno pronunciata poco prima da Costanza - e da lui provocatoriamente ripetuta - all’indirizzo del duca d’Austria.

(93) Il Bastardo coglie a volo il traslato dell‘“intascare”, e lo prosegue: le braghe dell’Austria sono larghe ed hanno tasche capaci.

(94) V. sopra la nota 84.

(95)In likeness of a new untrimmed bride”: Bianca ha appena concluso i suoi sponsali col Delfino, e s’è idealmente spogliata (“untrimmed”) del velo nuziale. Altri intende ”untrimmed” “discinta”, “coi capelli sciolti”; ma Bianca non è né discinta né spettinata. La lingua di Costanza batte sul dente del matrimonio di Bianca col Delfino, è quello che le duole.

(96)“… but for her need”: ”need“ sta qui nel senso di ”distress”.

(97)“… play fast-and-loose with faith”: ”fast-and-loose” si chiamava un gioco di abilità, giocato con una cordicella e una stecca di legno. L’espressione “to play fast-and-loose” aveva il senso di “essere incostante, facile a scivolare”.

(98) La stessa immagine si ritroverà in ”Molto trambusto per nulla“, laddove (V, 1, 90) Antonio dice di Claudio che questi ha il coraggio di battersi con lui, come lui di afferrare un serpente per la lingua (… as I dare take a serpent by the tongue”).

(99)Chafed“, ossia “raging”, “become to rage”: si adotta questa lezione (Alexander) in luogo delle altre due: ”crazed”, “impazzito” e ”cased”, “dalla ricca pelliccia” che si ritrovano in altri testi.

(100) Cioè: della fede giurata a Giovanni, scomunicato, fai un nemico della fede cristiana.

(101) Intendi: il modo migliore per porre rimedio ad un nostro proposito, se deviato, è deviare dalla devianza.

(102) “… giurando fede ad Inghilterra” non è nel testo, che ha semplicemente: ”But thou has sworn agains religion“, “Ma tu hai giurato contro la religione”.

(103) Ragionamento contorto in una sintassi contorta. Testo: ”Against an oath the truth thou are unsure / To swear… swears only not to be forlorn!”, che letteralmente suonerebbe: “Contro un giuramento (precedente) la lealtà che tu non sei sicuro di giurare… giura solo a patto di non esser tenuta per spergiura!” Senso: “Se hai giurato lealtà a Giovanni, sapendo che un precedente giuramento te lo vietava, hai giurato solo a condizione che, venendo meno al secondo giuramento, non fossi spergiuro (davanti a Dio, per aver tradito il primo)”. Ma tutta questa tirata del Cardinal Pandolfo è una specie di arzigogolo - come bene osserva nella sua traduzione il Sabbadini (“I Classici Garzanti”, 1993) - che riecheggia la dottrina gesuitica dell‘“equivoco”, in discussione all’epoca tra il pubblico elisabettiano (ci gioca sopra ancora Shakespeare con il personaggio del Portiere nella terza scena del II atto di ”Macbeth“ quando esclama, sentendo bussare alla porta: “Parola mia, è un equivocante (“an equivocator“) / di quelli che ti giurano su un piatto / della bilancia contro l’altro piatto / e viceversa; che commetton frodi / a non finire per l’amor di Dio…”.

(104) Il senso di questa battuta del Bastardo, che in italiano riesce sibillina e inopportuna, è così spiegato dal Sabbadini (op. cit.): il Bastardo gioca sulla parola ”rue“ pronunciata prima da re Giovanni a Filippo (“Thou shall rue this hour within this hour”); ” rue“ verbo è “dolersi”, “pentirsi”, ed in tal senso l’ha usata Giovanni; ”rue” sostantivo è l’erba “ruta”; il Bastardo associa questo termine a ”thime”, “timo”, che si pronuncia come “time“, “tempo”; e, rifacendosi a una serie di luoghi proverbiali in cui i due termini sono accoppiati (“Rue and thime grow both in the same garden“), accoppia a sua volta “tempo” e “dolersi” e dice che se sarà il tempo a decidere (l’ora annunciata poc’anzi da Giovanni), il dolersi di Filippo starà al tempo come la ruta al timo. Sembra, in realtà, inverosimile - e prodigioso, se vero - che il pubblico di Shakespeare, per eletto che fosse, potesse cogliere a volo tutte queste sottili implicazioni, al solo fugace pronunciar la battuta da parte dell’attore.

(105)“Cousin, go draw our puissance together”: ”cousin”, “cugino” è anche termine generico per “parente”, quindi anche “nipote”. Il Bastardo è infatti nipote di Giovanni, perché figlio naturale del fratello Riccardo.

(106) Filippo, si capisce, è lui stesso, che si chiamava così alla nascita.

(107) Alcuni curatori hanno creduto di identificare questo personaggio con il Primo Cittadino che ha colloquiato coi due re dalle mura di Angers nel II atto: congettura che, oltre a non aver riscontro storico, è smentita dal fatto che Angers, a questo punto del dramma non è stata ancora conquistata; Giovanni sta vincendo lo scontro coi francesi, il Bastardo ha ucciso il Duca d’Austria ed Arturo è stato catturato, ma l’impresa non è compiuta (lo dice più sotto lo stesso Bastardo): come avrebbe fatto questo cittadino di Angers ad entrare subito in tanta fiducia col re da indurre questi a consegnargli in custodia un prigioniero così prezioso come Arturo, e poi di farne, tornati a Southamptom, il suo sicario per uccidere il ragazzo?

(108)“… the bags of hoarding abbots“, “… i sacchi (d’oro) degli abati accumulatori”. Si ricordi il dantesco “… e papi e cardinali / in che usa avarizia il suo soverchio”, Inf., VII, 47-48).

(109) Le monete d’oro che vi sono contenute. Per ”angels“, v. sopra la nota 71.

(110) Sono gli strumenti che venivano usati dagli esorcizzatori per scacciare il diavolo da chi si credeva ne fosse impossessato. Shakespeare ne fa qui, per bocca del Bastardo, la dissacrazione; il Bastardo è lo strumento di Re Giovanni nella sua azione politica di revindica delle prerogative della corona contro l’ingerenza del potere ecclesiastico negli affari dello Stato: è - secondo la critica storica - il prodromo storico della riforma anglicana realizzata dal padre di Elisabetta, Enrico VIII.

(111)“… but I will fit it with some better tune”: cioè con diverso accento ed in altro più propizio momento. Per altri “tune” in espressioni idiomatiche come questa cfr. in ”Molto trambusto per nulla“, III, 4, 42: ”I am out of all other tune“; e in ”Macbeth”, I, 3, 88: ”To the self tune and words”.

(112) “… in despite of broad-eyed watchful day“: si adotta la lezione ”broad-eyed“ dell’”Oxford Shakespeare“ in luogo di quella del testo seguito dell’Alexander che ha: “broaded watchful day“, “… a dispetto della luce del giorno che ci vigila come se ci covasse”.

(113) “… though that my death were adjunt to my act”: letteralm.: “… se pur la mia morte fosse associata al mio atto”.

(114) “… this gap of breath“: “la bocca con cui sto parlando (“this”)”.

(115) “… and buss thee as thy wife“: la morte (“death”) in inglese è maschile (e talvolta neutro) (Cfr. in Milton, ”Paradiso perduto“, XI, 40: ”Over the triumphant Death his dart“, “… e il fatal dardo / Morte sovr’essi trionfando scuote” (Traduz.