Lazaro Papi).
(116) ”Thou art not holy to belie me so!”, letteralm.: “tu non sei santo a calunniarmi così”. ”Holy” sta qui nel suo significato di ”person specially commissionaed by God“ (“Oxford Int: Dict.”, alla voce).
(117) ”How I may be deliver’d of these woes“: prosegue la metafora prima introdotta con l’immagine della morte come suo sposo, da carezzare con lussuria (“… and buss thee as thy wife“): l’abbraccio con quello sposo la farà partorire e sgravare di tutti gli affanni.
(118) “… or madly think a babe of clouts were he”: il Lodovici traduce, più poeticamente: “… e crederei di poterlo accarezzare in un fantoccio di stracci”.
(119) Risponde all’invito che le ha rivolto prima Re Filippo (“Venite via con me”).
(120) Costanza è una delle figure femminili tratteggiate a più forti tinte da Shakespeare. Il suo dolore di vedova e di madre è dei più esasperati e più pieni di dispetto; la sua figura si muove per tutto il dramma come un’ombra nel panorama della contesa fra due nazioni, l’inglese e la francese, “i suoi lamenti e le sue invettive le conferiscono una dimensione profetica” (G. Melchiori, ”Shakespeare”,1994, pag. 134).
(121)“… as a twice told tale“: altra reminiscenza biblica: ”We spent our years as a tale that was told“, ”Salmo CX“; il paragone è ripetuto quasi letteralmente più sotto, IV, 2, 18.
(122) La vergogna per la sconfitta subita ad opera di re Giovanni.
(123) “… and (all shall) kiss the lips“: cioè accoglieranno come si accoglie un amante.
(124) Per la storia (le ”Cronache” dell’Holished, che sono la fonte principale delle ”histories” di Shakespeare) gli eventi qui rappresentati dovrebbero svolgersi nella prigione di Rouen, dove Arturo fu racchiuso. L’ubicazione a Northampton è quella comunemente ipotizzata dai vari curatori nel tempo, e non ci siamo sentiti di modificarla.
(125) ”When I strike my foot upon the bosom of the ground, rush forth…”: “quando batterò il piede sul petto della terra, precipitatevi fuori…”: la terra (“il bel suolo inglese”, come amano chiamarlo i personaggi delle ”histories“ shakespeariane) personificata.
(126) ”Which lies dead”: qui ”dead“ sta per ”asleep”; nell’antico inglese i due termini erano in certo modo intercambiabili: qui Uberto non può dire - come intendono molti - “la mia pietà giace morta”, se ha paura che si svegli; così come in ”Otello”, Desdemona che dice a Emilia che le domanda come sta dopo la scenata di Otello, “Faith half asleep“, (IV, 2, 101) non può rispondere - come anche intendono molti - “Mezzo addormentata”, ma “Mezzo morta”.
(127)“His words do take possession of my bosom…”: “Le sue parole s’impossessano del mio cuore”.
(128) “Vi ricordate” non è nel testo.
(129) ”What good love may I perform for you“: L’uso di ”to do good love“ (“fare atto di gentilezza”) nel senso di “far piacere” è frequente in Shakespeare.
(130) ”Ah, none in this iron age would do it!”: ”iron age“ va inteso qui nel doppio senso: cosmologico, di “età del ferro” riferito alle quattro classiche età del mondo (oro, argento, bronzo, ferro); e metaforico di “età feroce”, riferito ai mezzi di tortura che di questo metallo erano fatti. L’espressione, che suona senza dubbio retoricamente artificiosa in bocca ad un ragazzo, è visibilmente un espediente dialettico del drammaturgo per preparare lo spettatore al momento drammatico della scena, che è il pentimento di Uberto e il “rientrato” accecamento del giovane Arturo.
(131) L’immagine del fuoco personificato, che si copre di cenere in segno di dolore o di pentimento si ritrova, meglio esplicitata dal poeta, in ”Riccardo II“ (V, 1, 49 e segg.). “… giacché perfino gli inerti tizzoni / ai tristi accenti delle tue parole / avranno un empito di compassione / e spegneran col pianto la lor brace; / e qualcuno si coprirà di cenere / qual altro ancora di nero carbone / come segno di lutto e di cordoglio…”.
(132) ”O, now you like Ubert! All this while you were disguis’d“: letteralm: “Oh, ora rassomigliate a Uberto! In tutto questo tempo siete stato travestito”.
(133) Questa seconda incoronazione di Giovanni Senzaterra, da lui stesso voluta, apre, con il dialogo di questa scena, una finestra sulla situazione politica interna del regno, che giustifica il ”troublesome reign“ del titolo. Giovanni Senzaterra - anche se Shakespeare non ne fa menzione in questo dramma - è storicamente il sovrano che ha dovuto dare ai baroni inglesi la ”Magna Carta”, cioè il documento delle guarentigie concesse dal re ai baroni, considerato il principio della legge costituzionale d’Inghilterra. Che cosa questa sia costata, in termini di conflitto di interessi, di ribollire di giochi di potere e d’intrecci politici è solo qui sfiorato da lontano, con il frequente accenno alle rivolte di popolo e di nobili e alle grandi aspettative di mutamenti del sistema feudale verso uno Stato migliore.
(134) ”the beauteous eye of heaven“: il sole.
(135) La “verità” di cui parla Salisbury, sulla quale la doppia incoronazione di Giovanni può gettare il sospetto è la stessa legittimità del suo titolo di re, che, per essere stato usurpato, mostrerebbe agli occhi del popolo di aver bisogno di nuovi paludamenti per legittimarsi.
(136)“… and more, more strong than lesser is my fear“: passo variamente inteso: “… e altre ve ne aggiungerò, via via che s’attenua il mio timore ” (Pisanti); “… altri e molti più validi ve ne farò noti, appena siano cessate le mie presenti preoccupazioni”. Noi crediamo che Shakespeare abbia voluto far dire a Giovanni, per giustificarsi della inutile incoronazione di cui lo accusano i suoi baroni. “Voi dite che le mie paure sono esagerate; io penso di no, e vi dico i motivi che le giustificano”.
(137) Qui Shakespeare raggiunge veramente il limite della bolsa retorica, in voga in certi circoli del tempo, e sulla quale egli stesso ironizzerà più tardi. Varrà comunque di citare, nel merito storico, a proposito del sostengo dato da una parte della nobiltà inglese al prigioniero Arturo, quanto osserva Lily B. Campbell nel suo ”Shakespeare’s Tragic Heroes”, London, l930, pag. 157). “È Arturo prigioniero che ci viene presentato, perché è Maria (di Scozia) che ricevette il sostegno della nobiltà inglese, quella nobiltà cattolica che sotto Elisabetta suscitò la ribellione del Nord e quella lotta degli anni seguenti durante i quali il Duca di Norfolk fu condannato a morte per i suoi sforzi in favore di Maria”.
(138)“… either here and hence“: “… o qui o altrove”; espressione idiomatica per “in terra o in cielo”. (Cfr. più sotto, al v. 29 della quarta scena del V atto: ”That I must dy here and live hnce…”).
(139) L’immagine della forbice che recide lo stame della vita degli uomini è della mitologia classica: la funzione era svolta da una delle tre Parche, Atropo. “Ebbene, che c’è?” non è nel testo.
(140) ”Where is my mother’s care?”: letteralm. “Dov’è la vigilanza di mia madre?” Si ricorderà che la regina Eleonora è rimasta in Francia.
(141) In realtà, Costanza era morta tre anni prima; Eleonora d’Aquitania, madre di Giovanni, morì effettivamente in Francia il primo di aprile dell’anno 1204: il che lascerebbe intendere che dall’inizio del dramma a questa scena siano trascorsi 4 anni.
(142) Questo personaggio, del tutto immaginario, ha qui il ruolo dell’indovino nel ”Giulio Cesare“. Pomfret, nella Contea di York, è la sede di un castello/carcere in cui sarà rinchiuso prima, da Enrico Bolingbroke, Riccardo II, e poi, da Riccardo III, il gruppo di nobili (Rivers, Grey, Vaughan e Hastings) da lui giustiziati.
(143) Cioè delle spoliazioni dei beni ecclesiastici, che Giovanni gli aveva ordinato di fare.
(144) ”The spirit of the time shall teach me speed“: letteralm.: “Lo spirito del momento m’insegnerà la celerità”.
(145) ”Spoke like a sprightful noble gentleman“: “Ha parlato come un nobile gentiluomo pieno di spirito”; ma lo “sprightful“ è attratto, per intraducibile bisticcio, dal precedente ”spirit” (v. nota precedente).
(146) “… for a warrant / To break within the bloody house of life“: noi diremmo, con espressione meno immaginifica, ma anche meno poetica: “… per un mandato a spegnere nel sangue una vita”; ma ci manca l’idea dell’irruzione violenta (“to break”)
e quella della vita come “dimora sanguigna” (dell’anima), che non s’è voluta perdere.
(147) ”Out of my sight, and never see me more!”: letteralm.: “Fuori dalla mia vista, e non vedermi più!”.
(148) Questa morte del giovane Arturo nel tentativo di fuga dal castello di Northumberland è un’invenzione di Shakespeare. Per la storia, Arturo morì, ucciso di propria mano dallo zio Giovanni, il 3 aprile l203, dopo essere preso da lui prigioniero in Normandia mentre, al comando di truppe francesi, assediava il castello di Mirebeau, presso Poitiers, dove erasi chiusa sua nonna Eleonora, a lui nemica.
(149) Bury Saint Edmonds, località del Suffolk occidentale, sede di una antica abbazia benedettina, fondata da Cnut nel 1020, e meta all’epoca di grandi pellegrinaggi. Si capisce che Salisbury parla del Delfino, che è lì accampato con le sue truppe.
(150)“… the crest unto the crest of murther’s arms”: l’immagine è quella del delitto raffigurato come chiuso in una armatura (“arms”), con elmo e cimiero.
(151) ”If that be the work of any hand”: il Bastardo mostra di dubitare che si tratti d’un delitto; ha capito che Arturo s’è gettato dal muro.
(152) ”Our souls religiously confirm thy words”: la “conferma religiosa” si esprime con un “amen”.
(153)O, he is bold and blushes not at death”: alcuni curatori, dal modo sintattico della frase, intendono che Salisbury si riferisca al re. Il lettore creda a suo talento.
(154) ”Must I rob the law?”: letteralm.: “Devo derubare la legge?”.
(155)“… more deep than Prince Lucifer“: si direbbe che Shakespeare qui conosca Dante (non se ne ha prova, anche se è certo che conoscesse Boccaccio), perché nella struttura dell’inferno dantesco Lucifero è posto nel più profondo della sua fossa - la palude ghiacciata di Cocito - ed anch’esso chiamato “principe” o imperatore” che è lo stesso (“Lo imperador del doloroso regno”, XXXIV, 28).
(156)“There is no ugly a fiend of hell…”: “ugly“ è l’attributo classico del diavolo, il “brutto per eccellenza”; così in Marlowe, ”Doctor Faustus”, I, 3, 252: ”You are too ugly…”; e in Dante, Inferno, XXIV, 34: “S’ei fu sì bel com’egli è ora brutto”.
(157) “… of proud swelling state”: alcuni intendono: “… di uno stato che si gonfia d’orgoglio”; altri: “… di uno stato che divien di più in più arrogante”.
(158) ”Now happy he whose cloak and ceinture can / Hold out this tempest“: il Bastardo allude, verosimilmente, alla posizione dei religiosi conventuali ch’egli ha spogliato dei beni, ma che, comunque, come sudditi non di Sua maestà britannica ma della chiesa di Roma, godono di immunità personali. Altri intende: “Beato colui il cui mantello e cintura potranno resistere a questa tempesta”.
Questo monologo del Bastardo, come gli altri alla fine degli atti precedenti, sono classici esempi di tecnica teatrale avanzata. Essi proiettano il personaggio in una dimensione al di fuori del dramma in cui è immerso, come in funzione di coro, di voce, cioè, che dà lingua a quello che è il sentimento profondo che pervade il dramma: la condanna di un mondo dominato dalla brama di potere e dal tornaconto; di un re volubile, fedifrago e prepotente; di un clero corrotto e corruttibile; di una nobiltà settaria, raramente pervasa da un sussulto di nobili virtù.
(159) “… fore we are inflam’d“: altri traduce: “… prima che divampi la nostra collera”.
(160) “… for the present time is so sick”: “… perché i tempi son così malati”.
(161)“… or overthrow incurable ensues“: “… o seguiranno postumi incurabili”: prosegue il traslato introdotto dal precedente ”sick” riferito a “tempi”.
(162) ”Have thou the ordering of this present time”: è la battuta che segna un’altra svolta del dramma: la rinuncia di Giovanni, ormai malato e indebolito dalla febbre, ad assumere le decisioni supreme dello Stato, e l’affermazione del Bastardo come personaggio centrale della vicenda; una vicenda che vede con Re Giovanni la monarchia inglese sconfitta dalla Chiesa di Roma per mano dei Francesi: si prenderà la rivincita con Enrico VIII, come Shakespeare farà intravvedere nelle parole del Bastardo che chiudono il dramma.
(163) “… that such a sore of time”: il malgoverno, il dispotismo di Re Giovanni. Questo discorso di Salisbury è un magistrale espediente drammaturgico per preparare, e giustificare, il voltafaccia dei baroni al Delfino e il loro ritorno al re.
(164) “… and there / Where honorable rescue and defense / Cries out the name os Salisbury“: senso: “… e proprio quando l’onore mi imporrebbe di stare dall’altra parte, a combattere contro di voi a riscossa e difesa del mio paese invaso”.
(165) “… the gentry of a land remote“: “gentry” ha qui il senso dispregiativo, che aveva comunemente dell’inglese antico, di “people”, “folks”.
(166)“What, here?”: questa interrogazione retorica, che Salisbury fa a stesso, ha fatto pensare ad alcuni critici che quando prima egli ha esclamato: “E questo là, dove il nome di Salisbury, ecc.” volesse riferirsi a qualche fatto d’arme davanti a Sant’Edmondo in cui fosse rifulso il nome della sua famiglia. Quale fatto, però, nessuno indica.
(167) ”And even there, methinks, an angel spoke.” A chi si riferisce il Delfino con questa frase? È difficile pensare che sia al cardinale di cui lo squillo di tromba ha annunciato l’arrivo al campo francese; l’accenno alla prosperità e alla ricchezza (“rich prosperity”)
promessa ai nobili inglesi che si sono uniti a lui contro Giovanni fa piuttosto pensare che ”angel“ si riferisca all‘“angelo” moneta d’oro che ha fatto già oggetto di bisticcio di doppi sensi.
Ma tutta questa “tirata” del Delfino all’indirizzo di Salisbury, che sa palesemente di smanceria ipocrita, con la parola “nobile” ripetuta tre volte in quattro versi, fa pensare ad un tono copertamente ironico.
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