Nel film di Laurence Olivier, Riccardo, a questo punto, per mostrare a Tyrrell come procedere, afferra un cuscino e glielo tiene pressato sulla bocca. Ma anche qui, regista e lettore immaginino a loro agio e talento.
(104) Castello normanno sull’altura che sovrasta la città di Exeter, nel Devonshire.
(105) Brecon, nella Contea del Galles, nella valle dell’Usk, feudo della famiglia Buckingham, con un famoso castello medioevale.
(106) “I lor cadaveri, ancora caldi, furono portati a pié della scala, dove furono sepolti in una fossa all’uopo scavata. Tale è il racconto che fecero gli assassini alcuni anni dopo; ed alcune ossa trovate nel sito indicato durante il regno di Carlo I non permettono di dubitare della loro veridicità” (G. Galibert & C.Pellé, op. cit., I, pag. 415).
(107) V. sopra la nota 70.
(108) Edoardo IV, oltre ai due figli maschi, che Riccardo ha fatto trucidare alla Torre, aveva avuto da Elisabetta cinque femmine. La prima, Elisabetta, di cui qui si parla, andrà sposa a Richmond, venuto al trono come Enrico VII.
([109]) “When holy Harry died, and my sweet son.”: sottinteso “Dio dormiva”. Enrico VI e Edoardo, principe di Galles, erano rispettivamente marito e figlio di Margherita d’Angiò.
(110) Il rito di sedere per terra a raccontare a se stessi e agli altri le proprie sventure è frequente nei personaggi shakespeariani (cfr. in “Re Giovanni”, III, 1, 73: “Here I and sorrows sit, here is my throne…”:
COSTANZA - (Si siede per terra)
“E qui sediamo io e il mio dolore,
“qui è il mio trono….”
(111) V. sopra la nota 58.
(112)
“Cancel his bond of life”: “bond” è ogni documento legale con cui un governo o altra autorità si obbliga a pagare al cittadino creditore alla scadenza. Qui sta sta per il “buono” (nel senso di “buono del Tesoro”) che Dio rilascia agli uomini al momento della loro nascita, e annulla al momento della loro morte, secondo la dottrina di Epitteto (v. sopra la nota 46).
(113) Nessuno, che non sia un Inglese “verace”, riuscirebbe a capire il senso di questa battuta di Riccardo; e anche tra gli Inglesi veraci credo siano pochi quelli che sanno che “l’ora di Humphrey” (“Humphrey hour”) è l’ora di colazione. L’espressione, secondo il Praz (“Riccardo III”, Sansoni, Firenze, 1943-47) è derivata forse con allusione al “Good Duke Humphrey”, come veniva chiamato dal popolo il Duca Humphrey di Gloucester, figlio minore di Enrico IV, e, alla morte di suo fratello Enrico V (1422), Lord protettore del minore figlio di quello, Enrico VI. Nella cattedrale di San Paolo a Londra, dove si credeva fosse sepolto (a torto, perché la sua tomba si trova nell’Abbazia di Sant’Albano), ci chiamò “Duke Humphrey Walk” la navata in cui si raccoglievano i mendicanti, e poiché è dei mendicanti saltare il pasto, l’espressione “pranzare con il Duca Humprey” passò a significare “saltare il pasto”, “digiunare”. Sicché il senso della battuta di Riccardo alla madre che gli ha chiesto di citargli una sola ora in cui ella abbia avuto conforto dalla sua compagnia, è: “L’unica ora in cui sei stata confortata, è stata quell’ora in cui io non c’ero, tu avevi appetito e hai fatto colazione senza aspettare la mia compagnia”.
(114) In verità, Brigida, una delle quattro femmine avute da Elisabetta col primo marito - e perciò non “di sangue reale” come Elisabetta e i due maschi fatti trucidare da Riccardo -, si fece monaca; le altre tre, Cecilia, Anna e Caterina andarono tutte spose a nobili inglesi; così Elisabetta.
(115) Nel testo inglese Elisabetta non risponde “Sì, nipoti”, anche se dice: “Cousins indeed!”, rispondendo a Riccardo, che aveva detto : “You speak as if that I had slain my cousins”; il testo inglese gioca sull’omofonia di “cousin”, “cugino”, “nipote”, “parente in generale”, e “cozen”, “ingannare”, “defraudare”. Sicché è come se l’attrice risponda: “Sì, ingannati!”. È uno di quei bisticci di parole con i quali Shakespeare, con un abile tocco di comicità, che è impossibile rendere in altra lingua, fa sorridere lo spettatore nei momenti più drammatici.
(116) Come si è visto, le cose non sono andate come dice Elisabetta. Tyrrell, nel suo monologo all’inizio della scena 3a, non parla di pugnali e di sangue; i due piccoli principi furono soffocati, come racconteranno i due sicari alcuni anni dopo (C. Galibert & C, Pellé, op. cit. I, pag. 415); ma Elisabetta non sa ancora in che modo sono stati uccisi i suoi figli.
(117) Il Lete, il fiume infernale della mitologia classica che scorreva nei Campi Elisi e le cui acque, che le anime morte dovevano bere, avevano il potere di cancellare dalla mente il ricordo del passato.
(118) “Your reasons are too shallow and too quick”: “quick” detto di parole è “pronto” nel senso di “vivace”, “infiammato ma superficiale”; detto di persone è “vivo”, “animato da vita”, opposto a “dead”(cfr. in “Amleto”, V, 1, 122: “’Tis for the dead, not for the quick…”); e in tal senso lo intende Elisabetta, associando le “ragioni” ai suoi due figlioletti uccisi.
(119) L’ordine della “Giarrettiera”, istituito nel 1344, era ed è la massima e più prestigiosa onorificenza cavalleresca inglese; essa veniva conferita in solenne cerimonia dal re in persona.
(120) Cristoforo Urwick è un prete e ai preti gli Inglesi dànno del “Sir” che, in quel caso, corrisponde al nostro “don”.
(121) V. sopra la nota 59.
(122) S’intende: se passassi dalla parte di Richmond; del quale - come abbiamo visto - Stanley è patrigno.
(123) Località imprecisata, che alcuni indicano - come noi qui - con Hardforest, altri semplicemente con Harford; l’Alexander ha un “Hardford West in Wales”, che non esiste egualmente sulle mappe dell’epoca.
(124) “Rice ap Thomas”: “ap” è la particella patronimica dei nomi nobiliari gallesi, come “mac” degli scozzesi e il “de” degli italiani; ma il traduttore non se l’è sentita di tradurre qui “Riso de Tomaso”!
(125) Centro dello Staffordshire, alla confluenza dei fiumi Tame e Anker, distante circa 20 km. da Birmingham, 150 da Londra.
(126) V. sopra la nota 96.
(127) Si legga “lai-ster”, per la metrica.
(128) “ The Earl Pembroke keeps his regiment”: è inutile notare che all’epoca del dramma non esisteva un’unità militare chiamate “reggimento”.
(129)
“… good captain Blount”: “captain” e “general” nel linguaggio shakespeariano sono la stessa cosa.
(130) Il vaticinio di Enrico VI a Richmond è nella terza parte dell’“Enrico VI”, VI, 6, 70-78.
(131) “Jockey of Norfolk, be no so bold/ For Dickon thy master is bought and sold”: il messaggio reca in sottinteso l’annuncio del tradimento di Lord Stanley, passato con le sue truppe dalla parte del figliastro Richmond. Per la storia, fu l’apporto delle truppe di Stanley che decise la battaglia (1485) di Tamworth a favore di Richmond, determinando con essa la fine della dinastia degli York, e l’avvento di quella dei Tudor.
“Dickon”, da “Dick” vezzeggiativo di Richard, è usato qui in senso spregiativo/ironico, “Ricciardetto”; “bought and sold”, letteralm. “comprato e venduto” è espressione idiomatica per “tradito”. I due versi sono tolti in presti dalla traduzione di Vittorio Gabrieli (Garzanti, 1988).
(132) “… and I will stand the hazard of the die”: letteralm.: “… e starò al rischio del dado”; “starò al gioco” è costrutto preso in prestito dal Lodovici (op.cit.).
.
1 comment