F. Falconetti, Venezia, Antonelli edit., 1845).
(10) “But yet I run before my horse to market”: letteralm.: “Ma io sto correndo al mercato davanti al mio cavallo”.
(11) Si tratta, per la storia, di Edoardo principe di Galles, figlio di Enrico VI - il predecessore, per altra linea, di Edoardo IV al trono d’Inghilterra - ucciso nel 1471 nella battaglia di Tewksbury, combattuta da Edoardo IV contro le forze di Margherita d’Angiò, vedova di Enrico VI e quindi madre di questo Edoardo; il quale aveva sposato questa Anna Nevill, la più giovane figlia di Riccardo Warwick, la quale nel corso del dramma diverrà la moglie di Riccardo III. Quest’ultimo confesserà più sotto di aver ucciso lui Edoardo.
(12) Cittadina sul Tamigi, presso Staines, a circa 20 miglia a sud-ovest di Londra, già sede di una grande abbazia di benedettini. Il testo ha: “… trasportato dalla chiesa di San Paolo” (“… taken from Paul’s”) che si è tralasciato di tradurre. C’è da chiedersi però perché un sì lungo tragitto, a piedi, con un corteo di poche persone, per andare ad inumare la salma di un re. Ma Shakespeare non si pone il problema: a lui interessa, ai fini del dramma, il tempo e il luogo per la lunga e decisiva scena dell’incontro di Anna con Riccardo.
(13) Naturalmente Riccardo mente: è stato lui a uccidere deliberatamente il marito di Anna, Edoardo, che era suo nipote perché figlio del fratello re Edoardo V, dal quale avrebbe dovuto ereditare il trono. Riccardo l’ha ucciso nel corso della battaglia di Tewksbury, come egli stesso confesserà in seguito.
(14) Per capire questa risposta da Anna, bisogna intendere che ella abbia inteso che Riccardo le abbia detto: “Sarà così (che io mi giaccia insieme con te) finché io continuerò a mentire (cioè non sarà più così al momento in cui dirò la verità)” (“So will it, madam, till I lie with you”). È il solito quibble basato sul doppio senso di “lie”, che vale “mentire” e “giacersi” (in senso sessuale).
(15) Basilisco, il mitico mostro, a forma di drago, i cui occhi fiammeggianti avevano il potere di uccidere ogni creatura vivente, eccetto il gallo. È citazione ricorrente in Shakespeare.
(16) Il conte Rutland, ultimo figlio giovinetto del Duca di York, e dunque fratello di Riccardo e di Edoardo marito di Anna, nella battaglia di Wakefield, combattuta tra le truppe del Duca e quelle della regina Margherita moglie di Enrico VI, fu preso dai seguaci di questa e assassinato per mano di Lord Clifford, uno dei capi delle forze dei Lancaster. L’episodio è rappresentato nella terza scena del I atto della terza parte dell’“Enrico VI”.
(17) “… to him that has most cause to be a mourner”: cioè lui stesso, Riccardo, che ha riconosciuto essere l’autore della morte di Re Enrico VI.
(18) Crosby Place è la residenza del Duca di Gloucester. Sarà anche la dimora di Tomaso Moro sotto Enrico VIII.
(19) Località del Surrey, Inghilterra, già sede di un famoso monastero di benedettini fondato nel 666 d. C., ora distrutto.
(20) “… to Whitefriars”: “Frati Bianchi” si chiamavano in Inghilterra i Carmelitani, per il loro saio bianco. Di quale località si tratti qui, non è chiaro. In Inghilterra, all’epoca del dramma, c’erano una quarantina di monasteri di carmelitani.
(21)
“My dukedom to a beggarly denier”: letteralm.: “Il mio ducato contro una monetina da elemosina”.
(22)La contessa di Richmond, come dirà più sotto Elisabetta, è la moglie di Lord Stanley. “Vostra moglie” non è nel testo.
(23) Si legga, qui come altrove, “Glo-ster”.
(24) “… to enoble those that scarce some two days since were worth a noble”: bisticcio tra “enoble”, “nobilitare”, “dare titoli di nobiltà” e “noble”, moneta di scarso valore (circa 6 scellini), corrente in Inghilterra fino al 1461.
([25]) “What marry may she? Marry with a king”: nel testo inglese c’è un gioco di doppi sensi sulla parola “marry”, interiezione esclamativa , che sta per: “Per la Vergine Maria” (contrazione di “by Virgin Mary”), e per il verbo “maritarsi”. Riccardo l’ha usato nel primo senso quando ha detto: “She may - ay, marry, may she…”, e nel secondo quando, rispondendo a Rivers, ha detto: “What marrry may she? Marry with a king!”.
(26) Leggasi, per la metrica, “Tiù-sbury”.
(27) Margherita, andata in moglie a Enrico VI nel 1445, era la seconda figlia di Renato d’Angiò, che allora portava il titolo di re di Sicilia, Napoli e Gerusalemme. Enrico l’aveva sposata per procura inviando in Francia il marchese di Suffolk. Il matrimonio fece scandalo, perché la principessa non portò nulla in dote, suo padre essendo re solo di nome, perché di fatto non aveva il possesso dei domini di cui aveva il titolo; l’Angiò era in mano inglese, a Napoli c’erano gli Aragonesi, a Gerusalemme c’era il Sultano. Lo sdegno dei cortigiani, capeggiati dal Lord Protettore Duca Humphrey Gloucester, è nella prima scena dell’atto I dell’“Enrico VI - Seconda parte”. Margherita si dimostrò tuttavia regina di grande carattere e abilità politica. Gli storici francesi Léon Galibert e Clément Pellé (“Storia d’Inghilterra”, vol. I, Venezia 1845) la descrivono come una donna “giovane, ardente, piena d’energia, d’intelligenza, di ambizione”. Era ella stessa al comando delle truppe dei Lancaster nella battaglia di Sant’Albano contro i rivoltosi di York e Warwick: “La regina d’Inghilterra trovavasi allora nelle province settentrionali del regno, in mezzo a popolazioni guerriere, gelose delle iniziative che le province meridionali nelle contee della famiglia regia… Margherita colle sue truppe portossi a marce forzate sopra Londra; mossa ardita che non intimorì Riccardo (Riccardo di York, padre di Riccardo III, n.d.t.), perché credette solo di aver a che fare con alquanti partigiani (della regina, n.d.t.); infatti venne loro incontro con cinquemila uomini soltanto”.
Qui, nella vicenda del dramma, siamo nel 1483, Margherita è già vecchia.
(28) Warwick (conte Riccardo Nevill) era alla testa delle forze regie nella battaglia di Sant’Albano. Giorgio di Clarenza aveva sposato una delle sue figlie; l’altra era Anna, vedova di Edoardo principe di Galles (figlio di Enrico VI), protagonista della scena precedente.
(29) “Guardami bene in faccia” non è nel testo, che ha semplicemente: “Do not turn away”, “Non voltarti da un’altra parte”; ma il “guardami in faccia” è implicito: Margherita ha sfidato tutti poc’anzi a guardarla in faccia senza tremare.
(30) Come si è visto (v. sopra la nota 16), il giovanissimo conte Rutland, ultimo figlio del Duca di York, nella battaglia di Wakefield tra le truppe del Duca e quelle regie condotte personalmente dalla regina Margherita, fu catturato dai seguaci di questa e pugnalato a morte da Lord Clifford, uno dei capi delle forze dei Lancaster.
(31) “… vain flourish of my fortune”: per “flourish” nel significato di “abbellimento” in Shakespeare, v. anche in “Fatiche
d’amore perdute”, II, 1, 14: “… needs not to be painted flourish of your praise”, “… non ha bisogno degli abbellimenti / del vostro elogio”.
(32) V. sopra la nota 18.
(33) “… the melancholy flood”: è il tratto di fiume infernale - per alcuni l’Acheronte, per altri lo Stige, per altri ancora il Flegetonte - che Dante, con Stazio, chiama “palude”, attraverso il quale Caronte (“Il nocchier della livida palude”, Inferno, III, 98) traghetta le anime dannate.
(34) La verità storica cui si riferisce questo passo è piuttosto diversa. Non fu il Duca di Clarenza a tradire Warwick, ma questi ad abbandonare puntigliosamente la causa degli York, e a schierarsi coi Lancaster. Clarenza, come s’è visto (v. sopra la nota 28), aveva sposato la figlia maggiore di Warwick, Isabella.
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