Fuggite, egre mie cure, aspri martiri, sotto il cui peso giacque oppresso il core, ché per albergo or mi destina Amore di nova speme e di piú bei desiri.

4

Sapete pur che, quando avvien ch’io miri gli occhi infiammati di celeste ardore non sostenete voi l’alto splendore né ’l fiammeggiar di que’ cortesi giri, 8

quale stormo d’augei notturno e fosco battendo l’ali innanzi al dí che torna a rischiarar questa terrena chiostra.

11

E già, se a’ certi segni il ver conosco, vicino è il sol che le mie notti aggiorna, e veggio Amor che me l’addita e mostra.

14

Letteratura italiana Einaudi

38

Torquato Tasso - Le rime

35

Dice che quando vede la sua donna rimane cosí contento de la sua cortesia, che si scorda tutti i tormenti i quali ha sopportati per lei.

Veggio, quando tal vista Amor impetra, sovra l’uso mortal madonna alzarsi, tal che rinchiude le gran fiamme ond’arsi meraviglia e per tema il cor impetra.

4

Tace la lingua allor e ’l piè s’arretra e son muti i sospiri accesi e sparsi, ma nel volto potrebbe ancor mirarsi l’affetto impresso quasi in bianca petra.

8

Ben essa il legge e con soavi accenti m’affida e, forse perché ardisca e parle, di sua divinità parte si spoglia.

11

Ma sí quell’atto adempie ogni mia voglia, ch’io non ho che cercar né che narrarle, e per un riso oblio mille tormenti.

14

Letteratura italiana Einaudi

39

Torquato Tasso - Le rime

36

Chiede, quasi maravigliando, quel che sia la bellezza e mostra di non saperlo ma di sentirne solo gli effetti.

Questa rara bellezza opra è de l’alma che vi fa cosí bella e ’n voi traluce qual da puro cristallo accesa luce?

È sua nobil vittoria e quasi palma?

4

O gloria od arte e magistero è d’alma natura? o don celeste? o raggio e duce ch’al vero sole, onde partí, conduce, ed aggravar no ’l può terrena salma?

8

Le sembianze e i pensier, gli alti costumi tutti paion celesti, e s’io n’avvampo non par ch’indi mi strugga e mi distempre.

11

Lontano io gelo, ed ombre oscure e fumi par ch’io rimiri: in cosí dolci tempre de’ begli occhi me illustra il chiaro lampo!

14

Letteratura italiana Einaudi

40

Torquato Tasso - Le rime

37

Si duole d’uno impedimento e d’una interposizione che cerchi di spaventarlo e gli minacci infelicità.

Non fra parole e baci invido muro piú s’interpose o fra sospiri e pianti, o mar turbato a’ duo infelici amanti quando troppo l’un fece Amor sicuro; 4

o nube ch’a noi renda il ciel men puro e la notturna e bianca luce ammanti, o terra che le copra i bei sembianti, o luna che ne faccia il sole oscuro; 8

o dolor d’altro intoppo, a’ suoi pensieri rotto nel mezzo il volo, alcun sostenne perché volar piú non presuma o speri, 11

quanto io di quel ch’a’ miei troncò le penne; e benché sian di lor costanza alteri, par che nel pianto d’affondarli accenne.

14

Letteratura italiana Einaudi

41

Torquato Tasso - Le rime

38

Dice d’aver veduto Amor negli occhi de la sua donna, il quale gli aveva comandato che non cantasse piú le vittorie d’altrui ma quelle di lei e la sua propria servitú.

Stavasi Amor quasi in suo regno assiso nel seren di due luci ardenti ed alme, mille famose insegne e mille palme spiegando in un sereno e chiaro viso, 4

quando rivolto a me, ch’intento e fiso mirava le sue ricche e care salme:

«Or canta» disse «come i cori e l’alme e’l tuo medesmo ancora abbia conquiso; 8

né s’oda risonar l’arme di Marte la voce tua, ma 1’alta e chiara gloria e i divin pregi nostri e di costei».

11

Cosí addivien che ne l’altrui vittoria canti mia setvitute e i lacci miei, e tessa de gli affanni istorie in carte.

14

Letteratura italiana Einaudi

42

Torquato Tasso - Le rime

39

Loda l’erba mandatagli in dono e coltivata da la sua donna, facendone comparazione con quella per la quale Glauco si trasmutò.

Erba felice, che già in sorte avesti di vento in vece e di temprato sole il raggio de’ begli occhi accorti onesti e l’aura di dolcissime parole

4

e sotto amico ciel lieta crescesti, e qualor piú la terra arsa si duole pronta a scemar il fero ardor vedesti la bella man che l’alme accender sole.

8

Ben sei tu dono avventuroso e grato ond’addolcisca il molto amaro, e sazio il digiuno amoroso in parte i’ renda: 11

già, novo Glauco, in ampio mar mi spazio d’immensa gioia, e ’n piú tranquillo stato quasi mi par ch’immortal forma i’ prenda.

14

Letteratura italiana Einaudi

43

Torquato Tasso - Le rime

40

Essendo la terra coperta di neve come suole esser il carnevale, vide passar la sua donna, e in passando parve che si rasserenasse il tempo: le quai cose poeticamente descrive.

1

La terra si copria d’orrido velo e le falde di neve a mille a mille cadeanle in grembo (onde a sé pria rapille sott’altra forma il dio che nacque in Delo), 4

quand’ecco i’ scorgo in vivo foco il gelo cangiarsi e ’n fiamme le cadenti stille, e qual gemma ch’al lume arda e sfaville splender le nubi e serenarsi il cielo.

8

Mentre in altrui sí strani effetti ancora risguardo, in me gli provo, e ’l ghiaccio sfarsi sento e le nubi de’ miei duri sdegni.

11

Allor gridai: «Deh, che ’l bel sole ond’arsi s’appressa e vanno innanzi a lui tai segni come va innanzi a l’altro sol l’aurora».

14

Letteratura italiana Einaudi

44

Torquato Tasso - Le rime

41

2

Come va innanzi a l’altro sol l’aurora e da gli agi i mortali a l’opre invita, cosí que’ segni a la penosa vita mi richiamar da la quiete allora; 4

e qual nel suo venir l’alba colora di purpureo splendor l’aria smarrita, tal la mia faccia, ancor che scolorita l’avesse il verno, rossa apparve fora; 8

e ’n quella guisa che ’l vermiglio suole cangiarsi in rancio quando Apollo è giunto, mutò poi vista a l’apparir del sole: 11

sentissi intanto il cor dolce compunto da gli sguardi e dal suon de le parole, che l’andaro a ferir quasi in un punto.

14

Letteratura italiana Einaudi

45

Torquato Tasso - Le rime

42

Dice a la sua donna d’esser acceso da la sua beltà ne la maggior asprezza del verno.

Quel d’eterna beltà raggio lucente che v’infiora le guance e gli occhi alluma, in questa nubilosa e fredda bruma scalda la mia gelata e pigra mente; 4

e sveglia al core un desiderio ardente onde, qual nuovo augel che l’ale impiuma, volar vorrebbe e, quasi leve piuma, quinci il pensier quindi il voler ei sente.

8

E voleria dove le stelle e ’l sole vedria vicine, e co’ soavi giri fra sé l’agguaglieria de gli occhi vostri; 11

ma perch’ella talor comete e mostri d’orribil foco e nembi in ciel rimiri, pur alto intende e si confida e vole.

14

Letteratura italiana Einaudi

46

Torquato Tasso - Le rime

43

Invitato da la sua donna a tenerle lo specchio, descrive quell’atto poeticamente.

A’ servigi d’Amor ministro eletto, lucido specchio anzi ’l mio sol reggea, e specchio intanto a le mie luci io fea d’altro piú chiaro e piú gradito oggetto.

4

Ella al candido viso ed al bel petto vaga di sua beltà gli occhi volgea, e le dolci arme, onde di morte è rea, d’affinar contra me prendea diletto.

8

Poi come terse fiammeggiar le vide ver me girolle e dal sereno ciglio al cor volò piú d’un pungente strale; 11

ma non previdi allor tanto periglio.