Or, se madonna a’ suoi ministri è tale, quai fian le piaghe onde i rubelli ancide?

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Letteratura italiana Einaudi

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Torquato Tasso - Le rime

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Tornò un’altra volta a mostrar lo specchio a la sua donna,e descrive la sua bellezza e ’l compiacimento ch’avea di mirarsi.

Chiaro cristallo a la mia donna offersi sí ch’ella vide la sua bella imago qual di formarla il mio pensiero è vago e qual procuro di ritrarla in versi.

4

Ella da tanti pregi e sí diversi non volse il guardo di tal vista pago, gli occhi mirando e’l molle avorio e vago e l’oro de’ bei crin lucidi e tersi.

8

E parea fra sé dir: «Ben veggio aperta l’alta mia gloria, e di che dolci sguardi questa rara bellezza accenda il foco!».

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Cosí, ben che ’l credesse in prima un gioco, mirando l’armi ond’io fuggii sí tardi de le piaghe del cor si fé piú certa.

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Letteratura italiana Einaudi

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Torquato Tasso - Le rime

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Dice d’aver piú caro il legame tolto a la sua donna di quello che lega il corpo con l’anima.

Non ho sí caro il laccio ond’al consorte de la vita mortal l’alma s’avvinse, come quel ch’or me lega, e voi già strinse, già vago e dolce or duro nodo e forte; 4

né quel famoso ch’al figliuol diè morte del barbaro monile il collo cinse lieto cosí quando il nemico estinse, com’io di quel che v’ha le chiome attorte.

8

Ti cede, Amor, Natura; e non si sdegna ch’ella ordisca fral nodo e ’l tuo non rompa morte e con l’alma in ciel si privilegi.

11

E se gli altrui sepolcri illustre pompa orna di vincitrice altera insegna, per la servil catena il mio si pregi.

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Torquato Tasso - Le rime

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Offerisce ad Amore in voto una bendella di seta, la quale egli aveva involata a la sua donna.

Amor, se fia giammai che dolce i’ tocchi il terso avorio de la bianca mano, e ’l lampeggiar del riso umile e piano veggia da presso e ’l folgorar de gli occhi, 4

e notar possa come quindi scocchi lo stral tuo dolce e mai non parta in vano, e come al cor dal bel sembiante umano d’amorose dolcezze un nembo fiocchi, 8

fia tuo questo lacciuol ch’annodo al braccio non pur, ma vie piú stretto il cor n’involgo: caro furto, ond’il crin madonna avvolse.

11

Gradisci il voto, ché piú forte laccio da man piú dotta ordito altri non tolse;

.né per che a te lo doni indi mi sciolgo.

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Letteratura italiana Einaudi

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Torquato Tasso - Le rime

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Ballando con la sua donna desidera di fare amorosa vendetta de la sua mano ch’egli teneva stretta.

Non è questa la mano

che tante e sí mortali

avventò nel mio cor fiammelle e strali?

Ecco che pur si trova

fra le mie man ristretta,

5

né forza od arte per fuggir le giova, né tien face o saetta

che da me la difenda.

Giusto è ben ch’io ne prenda,

Amor, qualche vendetta,

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e se piaghe mi diè baci le renda.

Letteratura italiana Einaudi

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Torquato Tasso - Le rime

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Non avendo ardire di parlar con la sua donna nel ballo,prega Amore che sciolga i legami de la lingua e raddoppi quelli del core.

Amor l’alma m’allaccia

di dolci aspre catene:

non mi doglio io per ciò, ma ben l’accuso che mi leghi ed affrene

la lingua a ciò ch’io taccia,

5

anzi a madonna timido e confuso e’n mia ragion deluso.

Sciogli, pietoso Amore,

la lingua, e se non vuoi

che mi stringa un sol men de’ lacci tuoi, 10

tanti n’aggiungi in quella vece al core.

Letteratura italiana Einaudi

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Torquato Tasso - Le rime

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Ballando di nuovo con la sua donna si lamenta che ’l ballo abbia sí tosto fine.

Questa è pur quella che percote e fiede con dolce colpo che n’ancide e piace man ne’ furti d’Amor dotta e rapace, e fa del nostro cor soavi prede.

4

Del leggiadretto guanto omai si vede ignuda e bella, e, se non è fallace, s’offre inerme a la mia, quasi di pace pegno gentile e di sicura fede.

8

Lasso! ma tosto par ch’ella si penta mentr’io la stringo, e si sottragge e scioglie al fin de l’armonia ch’i passi allenta.

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Deh! come altera l’odorate spoglie riveste, e la mia par che vi consenta.

Oh fugaci diletti! oh certe doglie!

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Letteratura italiana Einaudi

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Torquato Tasso - Le rime

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Nel medesimo soggetto.

Perché Fortuna ria spieghi le vele ne l’Egeo tempestoso o nel Tirreno e mi dimostri il mar di seno in seno, non mi farà men vostro o men fedele; 4

né perché, voi facendo a me crudele, sferzi il destriero e gli rallenti il freno, e mi porti fra l’Alpe o lungo il Reno, o ’n bosco o ’n valle mi nasconda e cele.

8

Anzi in donna gentil bella pietate stimo un tormento a lato al dolce sdegno de gli occhi vostri che di foco armate.

11

Luci divine, onde perir sostegno, quand’io torno a morir non mi scacciate, perché a la morte ed a la gloria io vegno.

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Torquato Tasso - Le rime

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Si lamenta de la sua donna, che, ballandosi al ballo del torchio, con estinguerlo ponesse fine al ballo.

Mentre ne’ cari balli in loco adorno si traean le notturne e placide ore, face, che nel suo foco accese Amore, lieto n’apriva a mezza notte il giorno: 4

e da candide man vibrata intorno spargea faville di sí puro ardore che pareva apportar gioia ed onore a’ pochi eletti, a gli altri invidia e scorno; 8

quando a te data fu, man cruda e bella, e da te presa e spenta, e ciechi e mesti restar mill’occhi a lo sparir d’un lume.

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Ahi, come allor cangiasti arte e costume: tu, ch’accender solei l’aurea facella, tu, ministra d’Amor, tu l’estinguesti!

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Letteratura italiana Einaudi

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Torquato Tasso - Le rime

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Contro una donna attempata, la qual prendendo importunamente commiato aveva interrotto un bel trattenimento.