Or, se madonna a’ suoi ministri è tale, quai fian le piaghe onde i rubelli ancide?
14
Letteratura italiana Einaudi
47
Torquato Tasso - Le rime
44
Tornò un’altra volta a mostrar lo specchio a la sua donna,e
descrive la sua bellezza e ’l compiacimento ch’avea di
mirarsi.
Chiaro cristallo a la mia donna offersi sí ch’ella vide la sua bella imago qual di formarla il mio pensiero è vago e qual procuro di ritrarla in versi.
4
Ella da tanti pregi e sí diversi non volse il guardo di tal vista pago, gli occhi mirando e’l molle avorio e vago e l’oro de’ bei crin lucidi e tersi.
8
E parea fra sé dir: «Ben veggio aperta l’alta mia gloria, e di che dolci sguardi questa rara bellezza accenda il foco!».
11
Cosí, ben che ’l credesse in prima un gioco, mirando l’armi ond’io fuggii sí tardi de le piaghe del cor si fé piú certa.
14
Letteratura italiana Einaudi
48
Torquato Tasso - Le rime
45
Dice d’aver piú caro il legame tolto a la sua donna di
quello che lega il corpo con l’anima.
Non ho sí caro il laccio ond’al consorte de la vita mortal l’alma s’avvinse, come quel ch’or me lega, e voi già strinse, già vago e dolce or duro nodo e forte; 4
né quel famoso ch’al figliuol diè morte del barbaro monile il collo cinse lieto cosí quando il nemico estinse, com’io di quel che v’ha le chiome attorte.
8
Ti cede, Amor, Natura; e non si sdegna ch’ella ordisca fral nodo e ’l tuo non rompa morte e con l’alma in ciel si privilegi.
11
E se gli altrui sepolcri illustre pompa orna di vincitrice altera insegna, per la servil catena il mio si pregi.
14
Letteratura italiana Einaudi
49
Torquato Tasso - Le rime
46
Offerisce ad Amore in voto una bendella di seta, la quale
egli aveva involata a la sua donna.
Amor, se fia giammai che dolce i’ tocchi il terso avorio de la bianca mano, e ’l lampeggiar del riso umile e piano veggia da presso e ’l folgorar de gli occhi, 4
e notar possa come quindi scocchi lo stral tuo dolce e mai non parta in vano, e come al cor dal bel sembiante umano d’amorose dolcezze un nembo fiocchi, 8
fia tuo questo lacciuol ch’annodo al braccio non pur, ma vie piú stretto il cor n’involgo: caro furto, ond’il crin madonna avvolse.
11
Gradisci il voto, ché piú forte laccio da man piú dotta ordito altri non tolse;
.né per che a te lo doni indi mi sciolgo.
14
Letteratura italiana Einaudi
50
Torquato Tasso - Le rime
47
Ballando con la sua donna desidera di fare amorosa
vendetta de la sua mano ch’egli teneva stretta.
Non è questa la mano
che tante e sí mortali
avventò nel mio cor fiammelle e strali?
Ecco che pur si trova
fra le mie man ristretta,
5
né forza od arte per fuggir le giova, né tien face o saetta
che da me la difenda.
Giusto è ben ch’io ne prenda,
Amor, qualche vendetta,
10
e se piaghe mi diè baci le renda.
Letteratura italiana Einaudi
51
Torquato Tasso - Le rime
48
Non avendo ardire di parlar con la sua donna nel
ballo,prega Amore che sciolga i legami de la lingua e
raddoppi quelli del core.
Amor l’alma m’allaccia
di dolci aspre catene:
non mi doglio io per ciò, ma ben l’accuso che mi leghi ed affrene
la lingua a ciò ch’io taccia,
5
anzi a madonna timido e confuso e’n mia ragion deluso.
Sciogli, pietoso Amore,
la lingua, e se non vuoi
che mi stringa un sol men de’ lacci tuoi, 10
tanti n’aggiungi in quella vece al core.
Letteratura italiana Einaudi
52
Torquato Tasso - Le rime
49
Ballando di nuovo con la sua donna si lamenta che ’l ballo
abbia sí tosto fine.
Questa è pur quella che percote e fiede con dolce colpo che n’ancide e piace man ne’ furti d’Amor dotta e rapace, e fa del nostro cor soavi prede.
4
Del leggiadretto guanto omai si vede ignuda e bella, e, se non è fallace, s’offre inerme a la mia, quasi di pace pegno gentile e di sicura fede.
8
Lasso! ma tosto par ch’ella si penta mentr’io la stringo, e si sottragge e scioglie al fin de l’armonia ch’i passi allenta.
11
Deh! come altera l’odorate spoglie riveste, e la mia par che vi consenta.
Oh fugaci diletti! oh certe doglie!
14
Letteratura italiana Einaudi
53
Torquato Tasso - Le rime
50
Nel medesimo soggetto.
Perché Fortuna ria spieghi le vele ne l’Egeo tempestoso o nel Tirreno e mi dimostri il mar di seno in seno, non mi farà men vostro o men fedele; 4
né perché, voi facendo a me crudele, sferzi il destriero e gli rallenti il freno, e mi porti fra l’Alpe o lungo il Reno, o ’n bosco o ’n valle mi nasconda e cele.
8
Anzi in donna gentil bella pietate stimo un tormento a lato al dolce sdegno de gli occhi vostri che di foco armate.
11
Luci divine, onde perir sostegno, quand’io torno a morir non mi scacciate, perché a la morte ed a la gloria io vegno.
14
Letteratura italiana Einaudi
54
Torquato Tasso - Le rime
51
Si lamenta de la sua donna, che, ballandosi al ballo del
torchio, con estinguerlo ponesse fine al ballo.
Mentre ne’ cari balli in loco adorno si traean le notturne e placide ore, face, che nel suo foco accese Amore, lieto n’apriva a mezza notte il giorno: 4
e da candide man vibrata intorno spargea faville di sí puro ardore che pareva apportar gioia ed onore a’ pochi eletti, a gli altri invidia e scorno; 8
quando a te data fu, man cruda e bella, e da te presa e spenta, e ciechi e mesti restar mill’occhi a lo sparir d’un lume.
11
Ahi, come allor cangiasti arte e costume: tu, ch’accender solei l’aurea facella, tu, ministra d’Amor, tu l’estinguesti!
14
Letteratura italiana Einaudi
55
Torquato Tasso - Le rime
52
Contro una donna attempata, la qual prendendo
importunamente commiato aveva interrotto un bel
trattenimento.
1 comment