Dobbiamo cercar di andar a fondo di questo mistero. Come ha potuto cadere in un simile errore?
REBECCA
Non comincerai a dubitare ch’ella fosse sana di mente…
ROSMER
È proprio ciò che comincio a chiedermi. E poi… anche fosse stata malata…
REBECCA
Ebbene? Anche fosse stata…?
ROSMER
Come…. perché… la sua malattia ebbe proprio queste manifestazioni?
REBECCA
A che ti giova perderti in simili problemi che non puoi risolvere?
ROSMER
Non posso, non posso soffocare questo dubbio che ora mi ha preso.
REBECCA
Ma può diventar pericoloso continuare a fissarsi su un punto solo… e irresolubile.
ROSMER (andando su e giù, pensoso e agitato)
Devo essermi tradito in qualche modo. Forse essa notò che cominciai a sentirmi felice da quando tu venisti a star con noi.
REBECCA
E se anche fosse così…?
ROSMER
Avrà notato che leggevamo gli stessi libri, che eravamo contenti di stare insieme, che parlavamo delle nostre idee nuove. Eppure, io le prodigavo ogni cura, ogni riguardo. Se ci ripenso… sento d’aver fatto tutto, tutto il possibile per tenerla al di fuori di quanto ci concerneva. Dimmi, non l’ho fatto?
REBECCA
Ma sì, ma sì; tu non hai nulla da rimproverarti.
ROSMER
E nemmeno tu, vero? Eppure… È terribile, però. Essa viveva in mezzo a noi, povera creatura, dilaniata da quel suo amore morboso. Taceva… e pur tacendo ci ha osservati, notando tutto e… e fraintendendo tutto.
REBECCA (torcendosi le mani)
Non avrei mai dovuto venire a Rosmersholm.
ROSMER
Pensare quello che deve aver sofferto in silenzio… Quante cose, con la sua fantasia morbosa, deve essersi immaginata… ammucchiando contro di noi orribili prove. Ma non ti disse mai nulla che ti desse un sospetto di ciò che la torturava?
REBECCA (come ferita)
A me? E credi che avrei potuto rimanere ancora in questa casa?
ROSMER
No, no. Non può essere, lo capisco. Ma quale lotta deve aver combattuto quella donna… Da sola. Da sola, Rebecca… e disperata… E ha vinto..! Terribilmente vinto la sua patetica accusatrice vittoria, laggiù nella gora del mulino. (siede alla scrivania tenendosi la testa fra le mani)
REBECCA (avvicinandosi alle sue spalle)
Dimmi, Rosmer. Se fosse in tuo potere richiamarla a te… qui a Rosmersholm… lo faresti?
ROSMER
So io quello che farei? Non riesco a pensar ad altro che a quanto successe: e che è irrevocabile. Questo so.
REBECCA
Ora che dovevi cominciar a vivere, Rosmer, ora che avevi già cominciato… Ti eri liberato da tutto; ti sentivi contento, in pace con te stesso.
ROSMER
Oh, sì. È vero. Ma ora questo dubbio mi annichilisce.
REBECCA (dietro di lui, appoggiando le braccia sullo schienale del seggiolone di Rosmer)
Che belle ore abbiam passate, quando sul crepuscolo sedevamo giù in salone e facevamo i piani di una nuova esistenza. Tu, allora, ti proponevi di partecipare alla vita, alla intensa vita attuale… dicevi, ricordi? Ti proponevi di conoscere e frequentare tutti gli ambienti, quasi messaggero di libertà e progresso… di risvegliare con la tua parola gli spiriti e la volontà… di creare intorno a te veri uomini, e in cerchie sempre più vaste
ROSMER
Sì, veri uomini, e uomini contenti… perché solo la gioia nobilita le anime, Rebecca.
REBECCA
E non credi che le nobiliti anche il dolore… il grande dolore?
ROSMER
Purché l’uomo sappia sopportarlo, cioè anche superarlo.
REBECCA (con forza)
È ciò che tu devi fare.
ROSMER (scuotendo il capo)
Non vi riuscirò mai completamente: il dubbio mi tormenterà sempre e non mi lascerà godere ciò che rende la vita così ineffabilmente dolce.
REBECCA (chinandosi su di lui, a voce bassa)
Rosmer, a che pensi?
ROSMER (sollevando il capo per guardarla)
All’innocenza.
REBECCA (arretrando d’un passo)
Sì, l’innocenza… (pausa)
ROSMER (tornando ad appog giare la testa sulle mani e guardando diritto davanti a sé)
E con che logica stringente ha saputo coordinare i fatti… Di deduzione in deduzione, sistematicamente. Comincia ad avere dei dubbi sulla mia fede. Come le vengono…? Ma le vengono. E poi si mutano in certezza. Poi, poi, dopo questo, le viene naturale ritener possibile tutto il resto. (si alza, passandosi una mano sulla fronte) Oh, che ossessione! Non me ne libererò mai più. Lo sento. Lo so. Mi perseguiterà continuamente sorgendomi davanti d’improvviso, a ricordarmi quella sua morte.
REBECCA
Come il Cavallo Bianco di Rosmersholm!
ROSMER
Sì. Palpitante nelle tenebre e nel silenzio.
REBECCA
Ma sacrificherai a codeste larve la nuova tua vita, che già cominciavi a vivere?
ROSMER
Hai ragione, Rebecca, è triste; ben triste. Ma non ho libertà di scelta.
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