Ma perché proprio adesso ti sei risolto a confessare questa tua apostasia?
ROSMER
Sei tu che mi ci hai condotto.
KROLL
Io?
ROSMER
Quando ho saputo del tuo contegno violento nelle riunioni, in cui lanciavi quei terribili anatemi ai tuoi avversari. Oh, Kroll! Come, come hai potuto diventare così? È ben vero che gli uomini nella lotta diventano cattivi. Allora, vedi, capii quale era il mio compito: ricondurre pace e concordia negli animi. Ed ecco perché ora mi faccio conoscere per quello che sono veramente. Voglio provare anch’io le mie forze. Kroll… perché non ti unisci a me?
KROLL
Fino a che avrò vita combatterò coloro che vogliono la distruzione della società.
ROSMER
Allora, se la battaglia è inevitabile, combatteremo almeno con armi nobili.
KROLL
Non posso usare riguardi a chi non divide le mie idee.
ROSMER
Vale anche per me?
KROLL
L’hai voluto tu, Rosmer.
ROSMER
Dunque… è una rottura tra noi due?
KROLL
Non solo con me, ma con tutti quelli che fino ad oggi furono i tuoi amici. Ora ne devi portar le conseguenze.
REBECCA (entrando dalla porta di destra che lascia spalancata)
Ecco: si avvia al gran sacrificio… E ora noi possiamo andare a tavola. Favorisca, signor rettore.
KROLL (prendendo il suo cappello)
Buona notte, signorina West. Io non ho più nulla da fare qui.
REBECCA (sorpresa)
Che cosa è successo? (chiude la porta e si avanza rapidamente sulla scena) Ha detto…?
ROSMER
Sa tutto.
KROLL
Ma non ti lasceremo andare, Rosmer; faremo di tutto per riaverti tra noi.
ROSMER
Impossibile.
KROLL
Lo vedremo. Io ti conosco; non sei uomo da poter sopportare l’abbandono, la solitudine…
ROSMER
Non rimarrò abbandonato. Saremo in due qui a sopportare la solitudine.
KROLL
Ah! (colpito da un sospetto) Anche questo… Dunque, le parole di Beata…
ROSMER
Di Beata…?
KROLL
No, no. Sarebbe stata un’infamia: perdonami.
ROSMER
Cosa? Cosa?
KROLL
Basta. Oh… ! Perdonami. (dirigendosi verso la porta d’entrata) Addio…
ROSMER (seguendolo)
No, Kroll; non possiamo lasciarci così. Domani verrò a casa tua.
KROLL (che è già in anticamera, voltandosi)
In casa mia tu non metterai più piede. (prende il bastone ed esce. Rosmer rimane alcuni secondi sulla soglia dell’uscio, poi lo chiude è ritorna verso la tavola)
ROSMER
Non fa nulla, Rebecca. Lotteremo noi due soli, uniti.
REBECCA
Che cosa ha voluto dire quel…?
ROSMER
Non te ne preoccupare. Non credeva egli stesso alle sue parole. Del resto, domani andrò da lui in città. Buona notte, Rebecca.
REBECCA
Anche questa sera ti ritiri così presto? Dopo quel ch’è avvenuto…
ROSMER
Questa sera, come sempre. Ora che la tempesta è passata, sto meglio, assai meglio. Vedi, io sono tranquillo; procura di esserlo tu pure. Buona notte.
REBECCA
Buona notte, caro. (Rosmer esce dalla parte dell’anticamera. Quando è uscito, dopo brevissima pausa, Rebecca tira il cordone del campanello che sarà vicino alla stufa; alcuni secondi dopo, entra la signora Helseth)
REBECCA (alla signora Helseth)
Può sparecchiare: il rettore è tornato in città, e il signor pastore non vuol cenare.
SIGNORA HELSETH
Come, il signor rettore se n’è già andato? Ma cosa è accaduto?
REBECCA (prendendo il suo lavoro)
Temeva che lo cogliesse un temporale e…
SIGNORA HELSETH
Strano: il cielo è sereno.
REBECCA
Purché non incontri il Cavallo Bianco… Perché temo che presto riavremo la visita del fantasma, qui a Rosmersholm.
SIGNORA HELSETH
Per amor del cielo, non parli così, non dica di queste eresie.
REBECCA
Via, non ci badi…
SIGNORA HELSETH (a bassa voce)
Ma ella crede che abbia da morire ancora qualcuno qui?
REBECCA
No. Ma ci sono tante specie di cavalli bianchi a questo mondo, signora Helseth… E ora, buona notte. Vado in camera mia.
SIGNORA HELSETH
Buona notte, signorina. (Rebecca esce da destra)
SIGNORA HELSETH (sola, mentre spegne la lampada)
Gesù… Gesù… Questa signorina West… certe volte fa di quei discorsi…
ATTO SECONDO
Studio di Rosmer. Porta d’entrata, a sinistra.
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