La mia stanza non mi piace. Devi sapere anche questo, tu che sai tutto: ci sono stanze in cui si respira una tristezza più profonda del solito, e ho voluto cambiare quella che mi era destinata. Comprendi a quali catene si è avvinti? Non mi è stato concesso! Qui dentro, sono una schiava! Duca, è necessario - il cielo ti ha mandato per questo - salvare lo Stato che vacilla, salvare dall’abisso in cui sprofonda il popolo dei lavoratori e amarmi, amare una donna che soffre! Ti dico tutto ciò che penso, in fretta, in disordine, ma tu comprenderai che la ragione è dalla mia parte.

 

RUY BLAS (cadendo in ginocchio)

Signora…

 

LA REGINA (gravemente)

Don Cesare, lascio la mia anima nelle vostre mani. Per tutti sono la regina, per voi soltanto una donna. Il mio amore, il mio cuore vi appartengono, duca. Confido che il vostro onore rispetti il mio onore. Quando mi chiamerete presso di voi, verrò. Sono pronta. O Cesare! Che generosa intelligenza possiedi! Sii orgoglioso di te stesso, il genio è la tua corona! (Bacia in fronte Ruy Blas) Addio. (Solleva l’arazzo e scompare)

 

Scena quarta

 

 

Ruy Blas, solo.

 

RUY BLAS (assorto in un’angelica contemplazione)

Davanti ai miei occhi si schiude il cielo! Dio! Questa è la prima ora della mia vita. Davanti a me tutto un mondo, un mondo di luce, come quei paradisi che si affacciano in sogno, si spalanca inondandomi dei suoi raggi luminosi, dandomi la vita! Mi sento pervaso, dentro e fuori di me, d’estasi, di mistero e di gioia, di ebbrezza e di orgoglio, di tutto ciò che al mondo è l’immagine radiosa della divinità: l’amore nella sua maestà e nella sua potenza! La regina mi ama! Dio mio, è vero, mi ama! Sono molto più di un re, dato che lei mi ama! Mi sento travolto! Sono felice, sono amato, sono vincitore! Duca d’Olmedo, con la Spagna ai miei piedi, possiedo il suo amore! Quest’angelo, che contemplo in ginocchio, di cui oso fare il nome, con una sola parola mi trasfigura e trascende la mia condizione umana. Sono vivo e, allo stato di veglia, m’incammino tra gli astri dei miei sogni! Oh sì, ne ho la certezza! Lei mi ha parlato! Lei, sì, lei! Aveva un piccolo diadema, un simbolo, fatto di merletto argenteo. Io contemplavo, quando parlava - mi sembra ancora di vederla - un’aquila finemente cesellata che brillava sul suo bracciale d’oro. Lei confida in me, me l’ha detto. Povero angelo! Oh! Se è vero che Dio, con un insolito prodigio, dandoci la possibilità di amare, ha voluto fondere nel nostro cuore la grandezza dell’uomo alla tenerezza, io che ormai non ho più timori da quando so di essere amato, io che la sua scelta insindacabile ha reso onnipotente, io che col mio cuore ricco di generosa passione desto l’invidia dei re, davanti a Dio che mi ascolta, senza paura, ad alta voce, proclamo che voi, signora, potrete sempre contare su di me, sul mio braccio come regina e sul mio cuore come donna! Pura e leale, la devozione è la gemma nascosta in fondo al mio amore! Oh, non dovete temere!

 

Da qualche istante un uomo, avvolto in un ampio mantello con un cappello dai galloni d’argento, è entrato dalla porta di fondo. Avanza furtivo verso Ruy Blas senza essere visto e quando quest’ultimo, in preda a un’estasi indicibile, alza gli occhi al cielo, l’uomo gli appoggia bruscamente una mano sulla spalla. Ruy Blas si volta come se fosse stato destato di soprassalto. L’uomo si libera del mantello e Ruy Blas riconosce in lui Don Sallustio che indossa una livrea colore del fuoco, a galloni d’argento, simile a quella del paggio di Ruy Blas.

 

Scena quinta

 

 

Ruy Blas, Don Sallustio.

 

DON SALLUSTIO (posando la mano sulla spalla di Ruy Blas)

Buongiorno.

 

RUY BLAS (terrorizzato, tra sé)

Gran Dio, sono perduto! Il marchese!

 

DON SALLUSTIO (sorridendo)

Scommetto che non pensavate a me.

 

RUY BLAS

Vostra Grazia, effettivamente, mi sorprende. (Tra sé) Oh, l’infelicità torna ad afferrarmi! Contemplavo l’angelo senza accorgermi della presenza del diavolo. (Corre verso l’arazzo che nasconde il passaggio segreto e ne chiude a chiave l’ingresso prima di tornare, a passi malfermi, da Don Sallustio)

 

DON SALLUSTIO

Allora, come va?

 

RUY BLAS (fissa attonito Don Sallustio, impassibile, come se non riuscisse ancora a connettere)

Questa livrea?

 

DON SALLUSTIO (sempre sorridendo)

Dovevo pur entrare a palazzo. Con questa divisa si va liberamente dappertutto. Ho preso la vostra livrea, devo dire che è di mio gusto. (Si copre il capo. Ruy Blas resta a testa nuda)

 

RUY BLAS

Temo per voi…

 

DON SALLUSTIO

Timore! Che parola ridicola!

 

RUY BLAS

Siete stato esiliato!

 

DON SALLUSTIO

Davvero? Sì, è possibile.

 

RUY BLAS

Se qualcuno vi riconoscesse, a palazzo, in pieno giorno?

 

DON SALLUSTTO

Bah! I cortigiani, che vivono senza pensieri, perderebbero del tempo, quel tempo che è tanto breve, a ricordare la fisionomia di un uomo in disgrazia? Quando mai si dedica tanta attenzione a un servo? (Si siede in poltrona. Ruy Blas resta in piedi) Allora, quali sono le ultime novità, a Madrid? È vero che, ardendo d’indebito zelo, per i begli occhi del denaro pubblico, avete esiliato Priego, un Grande di Spagna? Vi siete dimenticato che siete parenti. Sua madre è una Sandoval, come la vostra. Diamine! Sandoval, nel suo stemma, ha uno scudo d’oro con una banda color sabbia. Confrontate i vostri blasoni, Don Cesare. Non potete sbagliare. La vostra è un’azione che non si usa, tra parenti.