Ma non voglio soccombere, no, voglio scomparire! (Si sbottona rabbiosamente il farsetto) Mi abbottoni da capo a piedi come se fossi un prete, mi stringi nel farsetto fino a farmi scoppiare! (Si siede) Oh! Ma io costruirò di nascosto una trincea scura e profonda, sottoterra! (Si rialza) Scacciato!

 

GUDIEL

Chi ha vibrato il colpo, signore?

 

DON SALLUSTIO

La regina. Oh! Io mi vendicherò, Gudiel! Tu puoi capirmi. Tu che sei stato il mio maestro, che per vent’anni mi hai aiutato, hai esaudito tutte le mie necessità. Tu sai bene fin dove si spingono nell’ombra i miei pensieri, come un buon architetto cui basta un colpo d’occhio per misurare la profondità del pozzo che ha scavato. Io parto. Vado a Finlas, in Castiglia, nelle mie terre. Là penserò in pace! Per una donna! A te affido i preparativi del viaggio, non abbiamo tempo da perdere. Adesso devo dire una parola a quel briccone che conosci bene. Non si sa mai. Potrà essermi utile? Lo ignoro. Fino a stasera sono ancora padrone dei miei atti. Avrò la mia vendetta, non temere! Come? Non lo so, ma voglio che sia spaventosa! Adesso occupati della partenza, presto! Sta zitto! Tu vieni con me. Va! (Gudiel saluta ed esce. Don Sallustio chiama) Ruy Blas!

 

RUY BLAS (presentandosi alla porta di fondo)

Vostra Grazia?

 

DON SALLUSTIO

Dato che non dormo più a palazzo, consegna le chiavi e chiudi le imposte.

 

RUY BLAS (inchinandosi)

Sarà fatto, Monsignore.

 

DON SALLUSTIO

Ascoltami attentamente. La regina attraverserà la galleria da quella parte per rientrare nelle sue stanze dopo aver assistito alla messa. Tra due ore. Devi esserci anche tu, Ruy Blas.

 

RUY BLAS

Monsignore, ci sarò.

 

DON SALLUSTIO (alla finestra)

Vedi quell’uomo in piazza che mostra un foglio alle sentinelle, e che adesso entra? Non dirgli niente, ma fagli cenno di salire. Dalla scala di servizio. (Ruy Blas obbedisce. Don Sallustio continua a parlare indicandogli la porticina a destra) Prima di andare… nella stanza dove si trovano le guardie, guarda se i tre agenti in servizio sono svegli.

 

RUY BLAS (va alla porta, la socchiude e torna)

Sono addormentati, signore.

 

DON SALLUSTIO

Abbassa la voce. Avrò bisogno di te, non allontanarti. Vigila, non voglio che nessuno ci disturbi.

 

Entra Don Cesare di Bazan. Cappello sfondato, grande mantello lacero che lascia intravedere delle calze rotte e delle suole bucate. Spada corta, da sicario. Quando entra in scena, lui e Ruy Blas si guardano e non riescono a reprimere un involontario gesto di sorpresa.

 

DON SALLUSTIO (osservandoli, tra sé)

Si sono guardati! Chissà se si conoscono…

 

Ruy Blas esce.

 

Scena seconda

 

 

Don Sallustio, Don Cesare.

 

DON SALLUSTIO

Eccoti qua, furfante!

 

DON CESARE

Già, eccomi qua, cugino.

 

DON SALLUSTIO

È un vero piacere imbattersi in un pezzente come te!

 

DON CESARE (salutando)

È un onore…

 

DON SALLUSTIO

Sappiamo bene, signore, ciò che si dice di voi.

 

DON CESARE (amabilmente)

È di vostro gusto?

 

DON SALLUSTIO

Sì, incontra la mia piena approvazione. Don Carlo de Mira è stato derubato, la notte scorsa. Gli hanno sottratto la sua spada dal fodero cesellato e il giustacuore. Era l’antivigilia di Pasqua. Ma, dato che è cavaliere dell’ordine di San Giacomo, i malviventi gli hanno lasciato il mantello.

 

DON CESARE

Gesù! Perché?

 

DON SALLUSTIO

Perché ordine e grado erano ricamati sulla stoffa. Allora, nessun commento sull’aggressione?

 

DON CESARE

Diavolo! Viviamo in tempi spaventosi! Cosa sarà di noi, buon Dio, se i ladri persuadono San Giacomo a entrare nelle loro fila?

 

DON SALLUSTIO

Voi facevate parte della banda!

 

DON CESARE

Ebbene, se proprio mi costringete, sì, ero dei loro.