Fate il gradasso, ma siete disperato. Pagherò i vostri debiti, vi restituirò i palazzi di un tempo, vi farò riammettere a corte e vi prometto che sarete di nuovo l’idolo dei cuori femminili. Voglio che Zafari muoia e che Cesare rinasca. Dovete attingere liberamente alla mia cassaforte, senza timore, a piene mani, senza preoccuparvi dell’avvenire. Se si hanno dei parenti, è nostro dovere soccorrerli, Cesare, e mostrarci pietosi coi nostri cari…
Durante il monologo di Don Sallustio, il volto di Cesare, dapprima stupefatto, assume via via un’espressione radiosa di completa fiducia. Alla fine sbotta.
DON CESARE
Non vi sono mai mancate le risorse dello spirito, quello che dite è particolarmente significativo. Continuate.
DON SALLUSTIO
Cesare, pongo una sola condizione. Mi spiego subito. Ma prendete la mia borsa, prima.
DON CESARE (accettando la borsa, che è piena d’oro)
Oh, splendido!
DON SALLUSTIO
Vi darò cinquecento ducati…
DON CESARE (stupito)
Marchese!
DON SALLUSTIO (proseguendo)
A partire da oggi.
DON CESARE
Per Dio, disponete di me. Per quanto riguarda le condizioni, ordinate. Fidatevi della parola di un prode: la mia spada è la vostra. Sono il vostro schiavo e, se vorrete, mi scontrerò in campo aperto con Don Spavento, il capitano dell’inferno.
DON SALLUSTIO
Mi dispiace, Don Cesare, ma non posso accettare, per un motivo più che valido, la vostra spada.
DON CESARE
Cosa posso offrirvi? Non ho altro.
DON SALLUSTIO (avvicinandosi a lui, sottovoce)
Voi conoscete - in questo caso è una fortuna - tutta la feccia di Madrid?
DON CESARE
Mi fate onore.
DON SALLUSTIO
Ve ne trascinate dietro un’eletta schiera: in caso di bisogno, potreste suscitare una sommossa. Lo so bene. Forse potrà servire
DON CESARE (scoppiando a ridere)
Sul mio onore! Sembra che stiate progettando un melodramma. Al mio genio quale ruolo compete nella trama? Sarà il libretto o la musica? Ordinate. I tumulti sono la mia specialità.
DON SALLUSTIO (severamente)
Sto parlando a Don Cesare, non a Zafari. (Abbassando ancor più la voce) Ascolta. Ho bisogno, per un risultato sconvolgente, di qualcuno che lavori al mio fianco nell’ombra, e mi aiuti a fabbricare un avvenimento di grande importanza. Non sono crudele, ma in certi momenti la delicatezza deve abbandonare ogni pudore, rimboccarsi le maniche e mettersi al lavoro. Sarai ricco, ma devi aiutarmi di nascosto a piazzare, come fanno gli uccellatori di notte, una rete sotto uno specchietto luccicante, una trappola per le allodole o meglio per le fanciulle. Devo ricorrere a un piano ingegnoso e terribile - guarda che ti ritengo un uomo senza scrupoli - per vendicarmi!
DON CESARE
Vendicarvi?
DON SALLUSTIO
Sì.
DON CESARE
Di chi?
DON SALLUSTIO
Di una donna.
DON CESARE (si erge in tutta la sua statura e squadra Don Sallustio con fierezza)
Non voglio sentire nient’altro! Alto là! Sulla mia fede, cugino, ascoltate adesso il mio codice d’onore. Chi con la viltà e l’inganno si vendica… chi ha il diritto di portare la spada perché è nobile e concepisce, uomo, un intrigo che ha per vittima una donna, chi è nato gentiluomo e agisce come uno sbirro, quello - fosse pure accompagnato dal clangore di cento trombe, fosse pure cosparso di decorazioni e medaglie, marchese o visconte o figlio di una schiatta d’eroi - per me non è altro che un vile infame e sinistro che vedrei volentieri, in ricompensa del suo operato, inchiodato alla forca della città!
DON SALLUSTIO
Cesare!
DON CESARE
Non parlate più, è un oltraggio ascoltarvi! (Getta la borsa ai piedi di Don Sallustio) Tenetevi il vostro segreto e il vostro denaro. Oh! Capisco che si rubi, si uccida, si saccheggi, che nella notte più cupa si assalga una fortezza con l’ascia in pugno e cento filibustieri armati; che si sgozzino staffieri, guardiani, carcerieri; che tutti noi, banditi dalla società, ci precipitiamo urlando al massacro, occhio per occhio, dente per dente, uomini contro uomini! Ma distruggere una donna con la dolcezza! Scavarle una trappola sotto i piedi, e ingannarla confidando nella fermezza del suo carattere! Prendere quel povero uccellino nella pania! Oh! Piuttosto di disonorarmi fino a questo punto, piuttosto di ridiventare ricco e rispettabile a questo prezzo - lo affermo qui, davanti a Dio, che vede la mia anima - preferirei, per evitare una simile infamia, pur di non essere odioso e vile, miserabile e perverso, che un cane mi rosicchiasse il cranio ai piedi della gogna!
DON SALLUSTIO
Cugino…
DON CESARE
Non rimpiango i vostri benefici finché troverò, nell’assoluta libertà della mia vita, l’acqua nelle fonti e l’aria pura nei campi, un ladro in città che mi offra una veste per l’inverno, nella mia anima l’oblio delle ricchezze di un tempo e davanti ai vostri palazzi, signore, quei portoni massicci che, a mezzogiorno, mi concedono, senza timore di svegliarmi, di assopirmi col capo all’ombra e i piedi al sole! Addio! Tra noi due, Dio sa distinguere il giusto. Coi cortigiani, coi vostri pari, Don Sallustio, io vi lascio per restare qui, tra i furfanti. Io vivo coi lupi, non coi serpenti.
DON SALLUSTIO
Un momento…
DON CESARE
Vogliamo concludere l’incontro? Se volete farmi arrestare, procedete!
DON SALLUSTIO
Andiamo, Cesare, vi credevo irrecuperabile. Avete brillantemente superato la prova: sono soddisfatto. Datemi la mano.
DON CESARE
Come?
DON SALLUSTIO
Ho voluto scherzare. Ogni parola è stata pronunciata per mettervi alla prova. Credetemi.
DON CESARE
Mi fate sognare, mentre sono qui, davanti a voi? La donna, il complotto, la vendetta…
DON SALLUSTIO
Illusione! Fantasia! Inganno dei sensi!
DON CESARE
Alla buon’ora! Anche l’offerta di pagarmi i debiti era una visione? E quei cinquecento ducati? Un’allucinazione?
DON SALLUSTIO
Ve li porto subito. (Si dirige alla porta di fondo e fa cenno a Ruy Blas di rientrare)
DON CESARE (tra sé, al proscenio, guardando in tralice Don Sallustio)
Hum! Che faccia da traditore! Quando la bocca dice di sì, gli occhi dicono forse.
DON SALLUSTIO (a Ruy Blas)
Resta qui, Ruy Blas.
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