Sotto Il Sole Di Satana
Georges Bernanos, Sotto il sole di Satana.
Titolo originale: Sous le soleil de Satan.
Traduzione di Cesare Vico Lodovici.
Introduzione di Tommaso Gallarati-Scotti.
Copyright 1926 Georges Bernanos, Librairie Plon.
Copyright 1992 Casa Editrice Corbaccio s.r.l., Milano.
Prima edizione Tea aprile 1994.
Il capolavoro di Bernanos.
La vigorosa rappresentazione dell’eterno conflitto tra bene e male, tra salvezza e dannazione.
Il dramma dell’abate Donissan, del suo tormentato rigore morale, e della giovane Mouchette, la “piccola serva di Satana”.
Georges Bernanos nacque nel 1888 a Parigi, ma trascorse l’infanzia in provincia, nell’Artois. la famiglia borghese e tradizionalista lo avviò a studi religiosi: dopo il liceo gesuita, che frequentò non senza soffrirne le rigidità e chiusure, Bernanos trascorse due anni al seminario di Bourges, per poi laurearsi in giurisprudenza e lettere alla Sorbona. Durante gli anni universitari aderì al movimento monarchico dell’Action française e nel 1913-1914 diresse l’organo ufficiale dei nazionalisti normanni. Le sue convinzioni politiche lo spinsero ad arruolarsi in una guerra che affrontò “senza odio nel cuore” e durante la quale trovò il modo di sposare Jeanne Talbert d’Arc. dopo la fine del conflitto Bernanos si impiegò in una società di assicurazione; è in questo periodo che iniziò a dedicarsi alla narrativa. Il suo primo racconto, Madame Dargent (1922), passò quasi inosservato. Il successo doveva arrivare con il primo romanzo, Sotto il sole di Satana (1926), grazie al quale Bernanos si impose come uno dei migliori narratori francesi del periodo fra le due guerre e come rappresentante di un cattolicesimo sofferto e tumultuoso, dominato da una concezione pessimistica dell’uomo, da violenti contrasti spirituali e da una presenza sempre concreta e tangibile del maligno.
Dedicatosi completamente al romanzo, Bernanos pubblicò L’impostura (1927), La gioia (1929) e Un delitto (1961), che risentono di una svolta ideologica verso il reazionarismo della destra cattolica, testimoniata dai saggi contemporanei Une vision catholique du réel (1927) e La grande paura dei benpensanti (1931). La vena narrativa è felicemente recuperata con Diario di un curato di campagna (1936) e Nuova storia di Mouchette (1947), nei quali le debolezze umane e l’opera del Diavolo non riescono a soffocare l’anelito dei protagonisti alla santità e alla salvezza. Stabilitosi a Palma di Maiorca nel 1934, Bernanos non passò sotto silenzio gli orrori della guerra civile spagnola: I grandi cimiteri sotto la luna (1938) è una denuncia delle repressioni franchiste che chiamò in causa con grande risonanza la coscienza dei cattolici e che segnò il distacco dell’autore dall’ideologia nazionalista. Trasferitosi prima in Paraguay e poi in Brasile, dove rimase per sette anni, si dedicò a scritti polemici sulle cause e gli effetti della guerra (Le scandale de la vérité, 1939; Nous autres Français, 1939; Les enfants humiliés, 1940; La lettre aux Anglais, 1942; Le chemin de la croix-des-ames, 1942; La Francia contro la civiltà degli automi, 1947). Ritornato in Francia alla Liberazione, pubblicò Il signor Ouine (1949), satira contro il nichilismo filosofico e scientifico, Uno strano sogno (1950) e il dramma Dialoghi delle carmelitane (1949), sua unica opera teatrale. Bernanos morì nell’ospedale americano di Neuilly nel luglio 1948.
A Robert Vallery-Radot che lesse per primo questo libro e gli piacque.
G’ B’
Introduzione Confesso che di Georges Bernanos nulla sapevo prima della lettura del suo “Sous le soleil de Satan”. Non avevo notizie sulla sua vita né sul suo indirizzo d’arte e di pensiero. Non ho fatto indagini sulla sua ortodossia. Anzi diffidavo del suo romanzo come in genere diffido dei romanzi dei letterati francesi dalle nuove tendenze religiose che mi sembrano avere troppa fortuna mondana e poca interiorità schietta. Il neo-cattolicismo d’oltralpe che si vende sotto copertina gialla e fa buoni affari librari mentre che il vento dura favorevole alle tendenze spiritualiste e la Chiesa è sentita più come rifugio estetico di spiriti raffinati e stanchi o come puntello di reazioni, che non “madre dei Santi”; la equivoca religiosità di chi accetta dogmi e riti senza più discutere, alla superficie, e non scende alla radice e non vive i misteri divini, lascia esitanti per la troppa facilità i pensosi lettori che ricordano i tormenti e le difficoltà di coscienza e d’arte dei grandi scrittori cattolici: di un Manzoni o di un Pascal.
Ma il romanzo di Bernanos ha vinto in gran parte le mie antipatie preconcette per la potenza artistica del libro e per la profondità spirituale della sua indagine della vita.
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