Di te si diceva, noialtri: “Cara mia, le più belle son tutte sue”. Io pensavo: Perché non anche io? E’ la mia volta. E il vedere che poi ti hanno messo paura gli occhi rotondi di mio padre!…
Ah, non ti posso più vedere!
- In parola d’onore è da legare, - esclamò Cadignan, stupefatto. Tu non hai un grano di buon senso, tu, Mouchette, con le tue frasi da romanzo.
Caricò lento lento la pipa, e disse: - Procediamo per ordine.
Quale ordine? Molti prima di lui si saranno illusi di prender in difetto una bella ragazza di sedici anni, tutta in armi. Cento volte avresti potuto credere che ella abboccasse alla più grossolana menzogna, quando ella in realtà non era nemmeno stata a sentire, attenta soltanto alle mille quisquilie che noi non curiamo, a uno sguardo che sfugge, a una parola interrotta, al tono della voce - la voce sempre meglio conosciuta a mano a mano, e posseduta - paziente nella ricerca, d’una falsa docilità, assimilandosi a poco a poco la sua esperienza che è il suo vanto, meno per una disciplina industriosa che per istinto, tutto a lampi e a barbagli improvvisi, più talento per indovinare che per capire, e non soddisfatta prima d’aver appreso a sua volta a farti del male.
- Procediamo per ordine: che puoi rinfacciarmi, tu? Ti ho mai dissimulato che nella mia vecchia bicocca da capperi io non ero meno in pezzi di un mendicante? Ti par proprio che si possa reggere alla battuta? Chiudere gli occhi sulle bestialità future, poco male: nel giochetto il cantore sarà il primo a rimaner preso alla sua canzone.
Ma promettere quel che si sa benissimo di non poter mantenere, sarebbe davvero una frode da mascalzone. Ti figuri la faccia del curato e quella di quel suo assaettato vicario se domenica noi si comparisse con la mano nella mano alla messa? Venduto il mulino di Brineaux, pagati i debiti, mi restano millecinquecento luigi, corpo d’un cane! Ah, un solido stato! In conclusione: millecinquecento luigi; due terzi per me, un terzo per te. Benissimo. Affare fatto!
- Basta! Basta! - disse ella ridendo tra le lagrime, - che predica!
L’altro ci rimase male, arrossì e fissò su quella strana figliola, attraverso al fumo della sua pipa, uno sguardo in cui già spuntava la collera. Ma ella lo sostenne senza batter ciglio.
- Lei se li può tenere i suoi cinquecento luigi: le faranno più comodo che a me.
Certo, sarebbe stato un po’ difficile, per lei, giustificare quella specie di piacere strano che provava in quel momento e trovare un nome ai vari confusi sentimenti che le gonfiavano il cuore impavido.
Ma in quel momento il suo maggior desiderio era quello di umiliare il suo amante nella sua povertà e tenerlo in sua balìa.
Avere, un’ora prima, sfidato di colpo la notte verso l’avventura, sfidato il giudizio di tutta la gente per trovare alla fine (maledizione!) un altro gonzo, un altro borghese pusillanime! Così forte fu il suo disinganno, così pronto e decisivo il suo disprezzo, che, in realtà, gli avvenimenti successivi si possono considerare già maturi in lei da questo momento. Il caso (si dice) sì, ma il caso è spesso a nostra somiglianza.
Si stupiscano gli sciocchi dello scoppio improvviso d’una volontà a lungo compressa e che una necessaria, quasi incosciente dissimulazione, ha già tinto di crudeltà, ineffabile rivalsa del debole, eterna sorpresa pel forte e insidia sempre tesa! C’è chi si industria di seguire a passo a passo, nel suo capriccioso cammino, la passione, più forte e più impalpabile del baleno, e si gloria d’essere un osservatore diligente, e in realtà non conosce degli altri, nel suo specchio, che la sua povera smorfia solitaria. I sentimenti più elementari nascono e crescono in una insondabile oscurità, vi si fondono e vi si respingono secondo affinità arcane, simili a nubi gonfie d’elettricità; e noi non percepiamo, al margine delle tenebre, che i rapidi bagliori della burrasca inaccessibile. E perciò le ipotesi psicologiche, anche le meglio condotte, se permettono talvolta di ricostruire il passato, non valgono mai a predire il futuro. E, come tante altre, servono soltanto a dissimulare al nostro sguardo un mistero di cui basta l’idea per atterrire lo spirito umano.
Dopo un’ultima buffata la brezza, esausta, si era abbonacciata. I boschetti di alloro che facevano una triplice cintura intorno al maniero s’erano da un pezzo riaddormentati, e in fondo al parco i possenti alberi di chioma scura, i pini di sessanta piedi, fremevano ancora dalle cime, con un muggito d’orsi. La fiamma della lampada brillava più chiara, tiepida, familiare, in fondo alla tavola di noce, con un palpitìo monotono. E al limite della notte, vista tra le vetrate d’un’opacità scura, l’aria tiepida e un po’ greve sembrava dolce al respiro.
- Ma sì, puoi arrabattarti quanto vuoi, Mouchette, che stasera tu non riuscirai a farmi andare in collera. In parola d’onore. E’ un piacere vederti qui a questo modo.
Premé con un dito, accuratamente, la cenere della pipa e riprese a dire, tra il serio e il faceto: - Si può benissimo sputarci su a cinquecento luigi, carina mia.
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