Il Marchese di qua, il Marchese di là; e il servaggio, i diritti feudali, tutte sciocchezze. Per quanto io sia Marchese avrò diritto alla mia parte di giustizia anch’io, no? Vuole esser giusto e leale, Malorthy? Mi dica francamente chi è stato quello scemo che l’ha consigliato a venire qui da me, a raccontarmi una storia così poco gradevole, e, oltre a tutto, ad accusarmi. C’è il dito di una donna in tutto questo, eh? Ah, quelle bagasce!

Adesso rideva d’un riso ampio e cordiale, d’un riso da battibettola. Poco mancò che il birraio non si mettesse a ridere a sua volta, come dopo un negozio a lungo discusso, e non dicesse: - E va bene, signor Marchese, andiamo a berne un goccetto!

Il francese nasce cordiale.

- Andiamo, signor di Cadignan, - disse sospirando, - quando altra prova non avessi, tutto il paese sa che lei corteggiava, e da tempo, la ragazza. Guardi: non è che un mese fa, passando per la via Wail, vi ho visto io tutt’e due, all’angolo del pascolo Leclercq, là, seduti nel fossato, a fianco a fianco. Io mi son detto: è un po’ di civetteria, passerà. E poi era fidanzata al ragazzo Ravault, ed è tanto orgogliosa!

Insomma il guaio è compiuto. Un signore come lei, un nobile, sulle questioni d’onore non transige. Bene inteso io non le chiedo di sposarla: io non sono così sciocco. Ma non bisogna neanche trattarci come gente da nulla, fare il comodo proprio e poi piantarci lì, perché gli altri ridano alle nostre spalle.

Nel dire queste ultime parole, senza volerlo, aveva ripreso il tono abituale del contadino che viene a patti; e parlava con umiltà insinuante un po’ impacciata. “Non osa negare - diceva tra sé - ha un’offerta da fare e la farà”. Ma il suo pericoloso avversario lo lasciava parlare a vuoto.

Il silenzio si protrasse un paio di minuti, durante i quali non si sentì più che il tintinnìo di una incudine lontana. Era un bel pomeriggio di agosto; dell’agosto che sibila e ronza.

- In conclusione? - disse il Marchese.

Durante il breve intervallo il birraio aveva raccolto le sue forze e rispose: - Faccia lei una proposta ragionevole.

Ma l’altro seguiva la sua idea; e domandò: - Quel Ravault, è tanto che non lo ha riveduto?

- Che ne ho da sapere?

- Si potrebbe trovare lì il filo conduttore, - rispose calmo il Marchese: - è una importante informazione. Ma i padri sono così ingenui! In due ore io vi avrei consegnato il colpevole, io, mani e piedi legati.

- Ma guarda un po’! - esclamò Malorthy sbalordito.

Egli non aveva neanche un’idea di quella forma superiore di contegno, che la gente di spirito chiama cinismo.

- Caro Malorthy, - continuò l’altro sullo stesso tono, - io non ho nessun consiglio da dare a lei: d’altro lato, in una contingenza così disgraziata, un uomo come lei non riceve consigli da nessuno. Posso dirle soltanto questo: torni tra otto giorni, intanto si rimetta in calma, rifletta, non faccia scandali, non accusi nessuno; potrebbe trovare chi avesse meno pazienza di me. Lei non è più un ragazzo, diavolo! Lei non ha né testimoni, né lettere, nulla. Orbene, otto giorni bastano per raccogliere le voci del pubblico e trarre, da una piccola cosa, un gran profitto; si sente nascere l’erba. Mi sono spiegato, Malorthy? - concluse in tono gioviale.

- Forse, - rispose il birraio.

A questo punto il tentatore esitò; per un secondo la sua voce si era intenerita. “Vuol farmi vuotare il sacco, - pensò Malorthy; - in gamba!”.