Insomma, i tribunali non sono fatti per i cani, se lo tenga a mente!

L’altro, mentre meditava la risposta, si trovò fuori della porta, solo e confuso.

- Quel diavolo lì, - disse più tardi, - potrebbe dare dell’orzina per orzo, che si farebbe anche ringraziare.

Camminava e riandava tutti i particolari della scena facendosi, a mano a mano, come suole accadere, una parte prevalente. Ma, comunque, il suo buon senso doveva ammettere un fatto che offendeva assai il suo amor proprio; la discussione da potenza a potenza, da cui si era ripromesso tanto vantaggio, non era approdata a nulla. Anche le ultime parole di Cadignan, piene di un senso misterioso, non cessavano dal renderlo inquieto per l’avvenire. “Lei per un verso e io per un altro, siamo stati giocati a dovere!”.

Alzando gli occhi vide la sua bella casa in mezzo agli alberi, coi suoi mattoni rossi, le begonie del novale, il fumo della fabbrica di birra, verticale nella chiarità della sera, e sentì dileguarsi tutta la sua tristezza. “Mi prenderò la rivincita - mormorava - avremo una buona annata”. Da vent’anni sognava di diventare un giorno il rivale del castellano: e adesso c’era arrivato. Incapace di idee generali, ma fornito di un senso esatto dei valori reali, non dubitava più di essere il primo cittadino del suo paesetto, d’appartenere alla razza di quelli che comandano; di cui le leggi e i costumi di ciascun secolo riflettono l’immagine e la somiglianza; mezzo industriale, mezzo capitalista, possessore di un motore a gas povero, simbolo della scienza e del progresso moderno; ugualmente superiore al contadino titolato e al medico politicante, il quale altro non è che un borghese fuori di posto. Stabilì di mandare la figlia ad Amiens a sgravarsi: nella disgrazia era almeno certo della discrezione del Marchese.

D’altro lato i notai di Wadicourt e di Salines non facevan più mistero della prossima vendita del castello. Il birraio, ambizioso, già pregustava questa rivalsa. Più che tanto non arrivava a sognare, essendo troppo povero di immaginativa per augurarsi la morte di un rivale. Era uno di quei buoni cristiani che sanno portare, ma non si fanno trasportare dal rancore.

Era un mattino del mese di giugno; un mattino tanto limpido e sonoro; un chiaro mattino.

- Va’ un po’ a vedere come han passata la notte le bestie, - aveva ordinato mamma Malorthy (perché le sei mucche erano rimaste sul prato dalla sera prima). Sempre Germana rivedrà di poi lo sprone della foresta di Sauves, la collina azzurra e la vasta pianura fino al mare e sulle dune il sole.

L’orizzonte che già s’accalda e fuma, la viottola infossata ancora occupata dall’ombra, e tutto in giro i pascoli, e i meli contorti.

Fresca la luce come la rugiada. Sempre risentirà le sei belle mucche tossire e buffare, nel mattino chiaro. Sempre respirerà la bruma dall’odore di fumo e dall’aroma di cannella che pizzica in gola e fa voglia di cantare. Sempre rivedrà la viottola infossata dove, al levar del sole, l’acqua delle carrarecce si accende di barbagli. E, ancora più mirabile, al confine del bosco, tra i suoi due cani Panciaterra e Guastafeste, il suo eroe, con la pipa di radica tra i denti, il suo vestito di velluto e gli alti stivaloni, come un re.

S’erano incontrati tre mesi prima sulla strada di Dresvres, una domenica. Avevano camminato a fianco a fianco fino alla prima casa, mentre che a lei tornavano a tratti in mente le parole di suo padre e tanti famosi articoli del Réveil de l’Artois, scanditi a colpi di cazzotto sul tavolino, e il servaggio, e i trabocchetti e poi la storia di Francia illustrata, Luigi Xi col berretto a punta (nello sfondo, appeso, un impiccato e si vede anche la torre du Plessis).

Ella rispondeva senza falsi pudori, a testa alta e dritta, con un gentile coraggio. Ma, al ricordo del birraio repubblicano, le correva però un leggero fremito, così, a fior di pelle… Un segreto di già, il suo segreto.

A sedici anni Germana sapeva amare (e non sognare d’amore, che è soltanto un gioco di società)… Germana sapeva amare, vale a dire covava in se stessa, come un frutto in maturazione, la curiosità del piacere e del rischio, la fede intrepida di quelle che giocano tutto su una carta sola, affrontano un mondo ignoto, ricominciano a ogni generazione la storia del vecchio universo. La piccola borghese, dall’incarnato color di latte, dallo sguardo sopito, dalle mani così soavi, filava in silenzio il suo stame, aspettando l’ora d’osare e di vivere.