— Non manca nulla? — borbottò Jukes, gettandosi in ginocchio davanti ad un cassone, donde cavò rabbiosamente un filo di sonda di ricambio.

— No; ho cercato nel libro. La lunghezza il doppio della larghezza, e l’elefante esattamente nel centro. Ero sicuro che a terra avrebbero saputo confezionare una bandiera locale. È una cosa che salta agli occhi. Siete voi nell’errore, Jukes.

— Ebbene, capitano — cominciò Jukes, rialzandosi con un balzo — tutto quel che posso dire…

E le mani gli tremavano nel cercare di distrigare l’arruffio del filo dello scandaglio.

— Va bene, va bene — rispose conciliante il capitano, mettendosi a sedere sopra un seggiolino pieghevole di tela che prediligeva in maniera particolare. — Tutto quel che dovete fare è di aver cura che non issino l’elefante con la testa in giù, finché non vi si siano completamente abituati.

Jukes lanciò la nuova sonda sul castello di prua e gridò:

— Ehi, nostromo, abbiate cura che si bagni interamente.

Poi si volse risolutamente verso il capitano. Ma questi, appoggiando con tutta tranquillità i gomiti sulla ringhiera della passerella, continuava:

— Perché credo che questo sarebbe interpretato come un segno di disprezzo; che ne dite voi? Immagino, io, che l’elefante rappresenti qualche cosa come l’Union Jack nella bandiera…

— Ah! voi credete! — ruggì Jukes, con tale energia, che tutte le teste sul ponte del Nan-Shan si volsero in su.

Allora lanciò un sospiro, poi, subitamente rassegnato, conchiuse con bonarietà:

—Certamente, sarebbe una terribile manifestazione di disprezzo.

Più tardi, lo stesso giorno, si avvicinava al macchinista capo, dicendogli confidenzialmente:

— Ascoltate, che vi racconto l’ultima del vecchio.

Salomone Rout (comunemente designato come il lungo Sai, o il vecchio Sai, o babbo Rout) si trovava ad essere quasi invariabilmente l’uomo più alto a bordo delle navi sulle quali serviva; di qui l’abitudine che aveva preso di chinarsi flemmaticamente e con condiscendenza verso i suoi interlocutori. Aveva i capelli radi e del colore della sabbia; le sue guance incavate erano bianche, e bianchi erano pure i polsi ossuti e le lunghe mani da uomo di studio, come se egli fosse vissuto nell’ombra tutta la vita.

Sorrise dall’alto a Jukes, e continuò a fumare ed a guardarsi placidamente intorno, alla maniera di uno zio compiacente, intento ad ascoltare il racconto di uno scolaretto eccitato. Poi, molto divertito, ma senza mostrarlo, domandò:

— E gli avete scaraventato le vostre dimissioni?

— No — gridò Jukes, levando una voce stanca e scoraggiata al disopra del cigolio discordante degli argani a vapore.

Questi lavoravano furiosamente, mettendo in attività le alte gru da carico, le cui catene erano tese da enormi balle, che esse lasciavano cadere negligentemente al termine della corsa. Le catene di carico gemevano sotto la tensione, risonavano contro gli alberi della gru, tintinnavano sui bordi della nave, ed il Nan-Shan, tutto intero, fremeva, coi fianchi grigi avvolti in bianchi vapori.

— No — gridò Jukes. — A che scopo? Tanto varrebbe presentare le mie dimissioni a questo tramezzo. A un uomo di quel genere, non c’è mezzo di fargli comprendere nulla. Mi fa pena realmente.

In quel momento, il capitano Mac Whirr, tornando da terra, attraversò il ponte, col parapioggia in mano, scortato da un cinese lugubre e flemmatico che gli camminava dietro in pantofole di seta dalla suola di carta, e che portava anche lui un parapioggia.

Il capitano del Nati-Shan, parlando appena distintamente, e contemplandosi la punta delle scarpe, secondo il suo solito, disse che sarebbe necessario, questa volta, fare scalo a Fu-ceu e che desiderava che Rout mettesse sotto pressione le macchine per l’indomani nel pomeriggio, alla una precisa.

Respinse indietro il cappello per asciugarsi la fronte, osservando che scendeva sempre malvolentieri a terra; mentre, superandolo di una testa, senza degnarsi di rispondere una parola, Rout continuava a fumare gravemente, e si accarezzava il gomito destro con la mano sinistra. Poi, con quella stessa voce bassa, Jukes ricevette l’ordine di sgombrare il frapponte anteriore. Dovevano esservi istallati duecento coolies che la Compagnia Bun-Hin rimpatriava. Un sampan porterebbe fra breve venticinque sacchi di riso che dovevano servire per il loro nutrimento.