E dodici volte l’anno il capitano Mac Whirr scriveva, dal fondo dei mari della Cina, domandando di essere «ricordato ai bambini» e firmandosi «tuo affezionatissimo marito» con una calma perfetta, come se quelle parole, usate [già da tante generazioni, avessero perduto il loro significato e non dovessero più servire che per la forma.
I mari della Cina, dal nord al sud, sono mari angusti; mari seminati di agguati di ogni specie, preveduti od impreveduti, come banchi di sabbia, isolotti, scogliere, correnti mutevoli e rapide, piccoli avvenimenti quotidiani, il cui linguaggio inarticolato è chiaramente compreso dai marinai. Questa indistinta e sincera eloquenza dei fatti parlava così fortemente e con tanta precisione al senso della realtà del capitano Mac Whirr, che questi, abbandonando la sua cabina sotto coperta, viveva praticamente sulla passerella della nave; vi si faceva portare spesso il pranzo e la notte dormiva niella camera di navigazione. Compilava lì dentro le sue lettere alla moglie. E
ognuna di queste, senza eccezione, conteneva questa frase: «Il tempo è stato bello durante questo viaggio» oppure, sotto altra forma, una constatazione simile. Constatazione, che, nella sua meravigliosa persistenza, era perfettamente esatta come tutte le altre che la lettera conteneva.
Rout scriveva lettere anche lui, ma nessuno a bordo poteva sapere se la sua penna era facile, perché egli aveva abbastanza immaginazione per tenere il suo scrittoio chiuso a chiave.
La moglie si dilettava del suo stile. Non avevano figli e la signora Rout, donna di quaranta anni, dal petto opulento, gioviale, occupava con la veneranda e decrepita madre di Rout una casetta rustica presso Teddington. Leggeva la corrispondènza, alla colazione del mattino, con occhi animati, declamando con voce allegra i brani che potevano interessare la vecchia. Faceva precedere ogni brano dal grido di avvertimento di «Salomone dice»: perché la vecchia era sorda.
Aveva anche la mania di lanciare sulla testa degli estranei che venivano a visitarla, frasi intere delle lettere di Salomone, e i visitatori restavano talvolta un po’ sconcertati dal tono bizzarro e gioviale di quelle citazioni.
Il giorno in cui il nuovo pastore fece la sua prima visita alla casetta rustica, ella trovò modo di insinuare nel discorso:
«Come dice Salomone, i macchinisti che navigano contemplano le meraviglie della natura marina»; ma un subitaneo cambiamento nel contegno del pastore la fece tacere stupita.
— Salomone… Oh!… Signora Rout — balbettò il giovane arrossendo — devo dirvi che… io non…
— Ma è mio marito — esclamò lei allora; poi, rendendosi conto dell’equivoco, si gettò indietro sulla sedia, presa da una risata enorme, con un fazzoletto davanti agli occhi, mentre il pastore restava tutto imbarazzato con un sorriso forzato sulle labbra, persuaso, nella sua inesperienza di donne gioviali, che questa era pazza da legare. In seguito, divennero ottimi amici; non appena il pastore si convinse che ella non era colpevole di alcuna intenzione irriverente, la signora Rout riapparve ai suoi occhi quella che era: una degnissima persona. E si abituò presto ad ascoltare, senza batter ciglio, altri brani della saggezza di Salomone.
— Per conto mio — aveva detto un giorno Salomone, a quanto riferiva la moglie — preferisco come capitano un asino perfetto ad un briccone. Un asino, vi è ancora modo di persuaderlo; ma un briccone vi scivola fra le dita.
Induzione tratta dal caso particolare del capitano Mac Whirr, la cui onestà evidente aveva tutta la pesante consistenza di un blocco di pietra.
Dal suo canto, Jukes, celibe ed incapace di generalizzare, aveva per confidente abituale un vecchio camerata di bordo, attualmente secondo ufficiale sopra un transatlantico. In genere, cominciava le sue missive, insistendo sui vantaggi della navigazione commerciale nell’Estremo Oriente, con allusioni sprezzanti al traffico occidentale. Esaltava il cielo, i mari, le navi, la vita facile. Il Nan-Shan, dichiarava, non aveva l’uguale per tenere il mare.
«Qui niente uniformi gallonate — scriveva in una delle sue lettere — qui siamo tutti fratelli. Prendiamo i pasti in comune; è una vita da pascià… I macchinisti sono bravi ragazzi, e il vecchio Sai, il loro capo, è un buon diavolo. Siamo buoni amici. Quanto al vecchio, non sapresti immaginare un comandante più placido. In certi momenti, diresti che è troppo bestia per vedere più in là del proprio naso. Eppure non è così.
Comanda da un gran numero di anni; i suoi ordini non sono mali sciocchi, e, per dir la verità, dirige piuttosto discretamente la sua nave, senza rompere le scatole a nessuno.
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