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Le grand ciel est ouvert! les mystères sont morts
Devant l’Homme, debout, qui croise ses bras forts
Dans l’immense splendeur de la riche nature!
Il chante... et le bois chante, et le fleuve murmure
Un chant plein de bonheur qui monte vers le jour! ...
– C’est la Rédemption! c’est l’amour! c’est l’amour!...]
. . . . . . . .
IV
Ô splendeur de la chair! ô splendeur idéale!
Ô renouveau d’amour, aurore triomphale
Où, courbant à leurs pieds les Dieux et les Héros,
Kallipige la blanche et le petit Éros
Effleureront, couverts de la neige des roses,
Les femmes et les fleurs sous leurs beaux pieds écloses!
– Ô grande Ariadné9, qui jettes tes sanglots
Sur la rive, en voyant fuir là-bas sur les flots,
Blanche sous le soleil, la voile de Thésée,
Ô douce vierge enfant qu’une nuit a brisée,
Tais-toi! Sur son char d’or brodé de noirs raisins,
Lysios, promené dans les champs Phrygiens
Par les tigres lascifs et les panthères rousses,
Le long des fleuves bleus rougit les sombres mousses.
– Zeus, Taureau, sur son cou berce comme une enfant
Le corps nu d’Europé, qui jette son bras blanc
Au cou nerveux du Dieu frissonnant dans la vague.
Il tourne lentement vers elle son œil vague;
Elle, laisse traîner sa pâle joue en fleur
Au front de Zeus; ses yeux sont fermés; elle meurt
Dans un divin baiser, et le flot qui murmure
De son écume d’or fleurit sa chevelure.
– Entre le laurier-rose et le lotus jaseur
Glisse amoureusement le grand Cygne rêveur
Embrassant la Léda10 des blancheurs de son aile;
– Et tandis que Cypris passe, étrangement belle,
Et, cambrant les rondeurs splendides de ses reins,
Étale fièrement l’or de ses larges seins
Et son ventre neigeux brodé de mousse noire,
– Héraclès11, le Dompteur, qui, comme d’une gloire
Fort, ceint son vaste corps de la peau du lion,
S’avance, front terrible et doux, à l’horizon!
Par la lune d’été vaguement éclairée,
Debout, nue, et rêvant dans sa pâleur dorée
Que tache le flot lourd de ses longs cheveux bleus,
Dans la clairière sombre où la mousse s’étoile,
La Dryade12 regarde au ciel silencieux...
– La blanche Séléné13 laisse flotter son voile,
Craintive, sur les pieds du bel Endymion14,
Et lui jette un baiser dans un pâle rayon...
– La Source pleure au loin dans une longue extase...
C’est la Nymphe qui rêve, un coude sur son vase,
Au beau jeune homme blanc que son onde a pressé.
– Une brise d’amour dans la nuit a passé,
Et, dans les bois sacrés, dans l’horreur des grands arbres,
Majestueusement debout, les sombres Marbres,
Les Dieux, au front desquels le Bouvreuil fait son nid,
– Les Dieux écoutent l’Homme et le Monde infini!
Mai 1870
1 Inviata, insieme alla precedente, a Banville col titolo Credo in unam. R. la ricopierà in ottobre per Demeny con il nuovo titolo di Sole e carne. In questa redazione mancano i versi 81-116. Si sente l’influenza di V. Hugo (Le Satyre) e di Banville (L’exil des dieux e La Cithare). Si notano anche dei ricordi classici, quali Lucrezio e Virgilio e l’impronta del Rolla di Musset, poeta che R. arriverà poi a detestare. Del resto il tema del mondo «naissant», come universo in cui regnavano l’innocenza, la felicità, la bellezza, degradata nel mondo moderno dalle macchine, dall’industria, dal denaro, rientra nella mitologia delle epoche primitive tipica del romanticismo. L’Amore è l’unica forza che può redimere l’umanità oppressa dall’ignoranza e dal dolore.
2 Âme: nel senso latino di «respirazione».
3 Pan: dio greco, venerato soprattutto in Arcadia. La sua presenza portava una gioia turbolenta e chiassosa nelle primordiali, e talora orgiastiche, feste pastorali.
4 Cibele: divinità adorata dalle popolazioni pre-elleniche dell’Asia Minore. Questa dea impersonava il concetto di una grande divinità femminile, madre feconda degli dei e degli uomini. È inoltre la dea protettrice della natura e dell’agricoltura.
5 C’est en toi que je crois: spiega il titolo primitivo Credo in unam. Tutta questa parte è diretta contro il Cristianesimo che ha represso gli istinti naturali dell’uomo.
6 La première beauté: è la bellezza fisica, tenuta in particolare onore nell’epoca classica.
7 L’homme a relevé sa tête libre et fière: tutta questa parte, in seguito soppressa, è un quadro dell’epoca in cui l’uomo si sarà liberato da ogni costrizione ed indagherà i misteri dell’universo e il significato della vita umana.
8 Notre pâle raison nous cache l’infini!: il disprezzo che R. dimostra per il razionalismo annuncia il futuro R. «visionario».
9 Arianna: figlia di Minosse e di Pasifae. Quando Teseo arrivò a Creta, insieme ad altri giovani, come tributo al Minotauro, Arianna, innamoratasi di lui, gli diede il filo ricevuto da Dedalo perché potesse addentrarsi nel labirinto ed uccidere il Minotauro. In seguito s’imbarcò con lui, per diventare la sua sposa, ma Teseo l’abbandonò nell’isola di Nasso, dove sarebbe stata raccolta da Dioniso.
10 Leda: sposa di Tindareo, signore di Sparta. Sono noti i suoi amori con Zeus, che l’avvicinava sotto le spoglie di un cigno.
11 Eracle: Ercole, il più popolare degli eroi greci, dotato di forza sovrumana.
12 Driadi: esseri femminili, divini o semidivini, che popolavano i boschi. Le Driadi, in particolare, erano le ninfe degli alberi e la loro vita durava quanto quella della pianta.
13 Selene: nome della divinità con cui i Greci personificavano la luna.
14 Endimione: giovane pastore di grande bellezza, di cui la leggenda greca narrava che fosse stato amato dalla luna.
Sole e carne
I
Il sole, focolare di tenerezza e vita,
versa un amore ardente sulla terra estatica;
quando si è distesi nella valle, si sente
che la terra è vergine e trabocca sangue;
e che il suo immenso seno, in cui un’anima pulsa,
è amore come Dio, carne come la donna,
e che racchiude, turgido di linfa e di raggi,
il brulichìo incessante di tutti gli embrioni!
E tutto cresce e tutto sale!
– O Venere, o Dea!
Rimpiango il tempo della giovinezza antica,
dei satiri lascivi, dei fauni animaleschi,
divinità che mordevano d’amore la scorza dei rami
e nei nenùfari baciavano la bionda Ninfa!
Rimpiango il tempo in cui la linfa del mondo,
l’acqua del fiume, il sangue roseo dei verdi alberi
nelle vene di Pan iniettavano un universo!
La verde terra palpitava sotto i piedi caprini;
e sfiorando con languore il dolce liuto, il suo labbro
modulava sotto il cielo il grande inno d’amore;
eretto sulla pianura, egli sentiva intorno
rispondere al suo richiamo la Natura fremente;
gli alberi silenziosi, cullando l’uccello canoro,
la terra cullando l’uomo, e l’Oceano azzurro,
e tutti gli animali amavano, si amavano in Dio!
Rimpiango il tempo della grande Cibele
che pare percorresse, terribilmente bella,
su di un gran cocchio bronzeo, le splendide città;
dai suoi seni sgorgava nell’immensità
la pura fonte della vita infinita.
L’Uomo succhiava, felice, la sua mammella sacra,
come un bimbo, giocando sulle sue ginocchia.
– Perché l’Uomo era forte, era casto e mite.
Sventura! Ora egli dice: Conosco le cose,
e va con gli occhi chiusi e le orecchie tappate.
– Anche gli dèi son morti! Adesso l’uomo è Re,
l’uomo è Dio! Ma l’Amore è la gran Fede!
Se l’uomo succhiasse ancora il tuo seno,
gran madre degli dèi e degli uomini, Cibèle;
s’egli non avesse abbandonato l’immortale Astarte
che un tempo, emergendo dall’immenso chiarore
dei flutti blù, fiore di carne che l’onda profuma,
mostrò il suo roseo ombelico fra le nivee schiume
e fece cantare, Dea trionfante dagli occhi neri,
l’usignolo nei boschi e l’amore nei cuori!
II
Io credo in te, credo in te, divina madre,
Afrodite del mare! – Amaro è il cammino
da quando l’altro Dio ci aggioga alla sua croce;
Carne, Marmo, Fiore, in te, Venere, io credo!
– L’Uomo è triste e turpe, triste sotto il vasto cielo.
Porta le vesti perché non è più casto,
perché ha insudiciato il suo fiero busto di dio
e rattrappito, come un idolo sul fuoco,
il suo olimpico corpo con turpi servitù!
Persino oltre la morte, negli scheletri lividi,
vuol vivere, insultando la primitiva bellezza!
– E l’idolo in cui ponesti tanta verginità
divinizzando in lei la nostra vile argilla, la Donna,
affinché l’Uomo potesse purificare la sua misera anima
e lentamente ascendere, in un immenso amore,
dal carcere terreno allo splendore della luce,
la Donna non sa essere più nemmeno cortigiana!
– È una bella farsa! ed il mondo deride
il nome dolce e sacro della grande Venere!
III
Se tornassero i tempi, i tempi passati!
– Perché l’Uomo è finito! Ormai ha recitato tutti i ruoli!
Nel gran giorno, stanco d’infranger idoli,
risorgerà, libero da tutti i suoi Dèi,
e scruterà quei cieli ai quali egli appartiene!
L’Ideale, il pensiero invincibile, eterno,
tutto; il dio che vive dentro alla sua carne
salirà, salirà, arderà nella sua mente!
E quando lo vedrai esplorare l’orizzonte,
e deridere il giogo antico, libero da paure,
tu verrai a portargli la redenzione santa!
– Splendida e radiosa, dal cuore degli oceani
tu sorgerai, spargendo sul vasto Universo
l’amore infinito con un infinito sorriso!
Il Mondo vibrerà come un’immensa lira
nel fremito di un bacio senza fine!
– Il mondo ha sete d’amore: tu verrai a placarla.
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