Lasciò la porta aperta, per poter almeno ritrovare la sua stanza nel caso che la sua ricerca fosse fallita, e di lì, in caso estremo, la porta della camera di Klara. Perché la porta non si chiudesse da sola, la bloccò per sicurezza con una sedia. Nel corridoio c'era l'inconveniente che contro Karl — il quale naturalmente aveva preso a sinistra rispetto alla porta di Klara — veniva una corrente d'aria, peraltro molto debole, che però avrebbe potuto facilmente spegnere la candela, sicché Karl fu costretto a proteggere la fiamma con la mano e inoltre a fermarsi spesso per far ravvivare la fiammella indebolita. Procedeva lentamente, e la strada perciò gli sembrava lunga il doppio.

Aveva già oltrepassato lunghi tratti di parete completamente privi di porte, era difficile immaginare che cosa ci fosse là dietro. Poi ricominciò una teoria di porte, lui cercò di aprirne qualcuna, ma erano chiuse a chiave, e le stanze evidentemente erano disabitate. Era uno spreco di spazio inaudito, e Karl pensò ai quartieri orientali di New York che lo zio aveva promesso di fargli vedere, dove si diceva che in un'unica stanza abitassero varie famiglie, e l'abitazione di ciascuna famiglia era un angolo, dove sciami di bambini si affollavano intorno ai genitori. E qui c'erano tante stanze disabitate, che stavano lì soltanto per suonare a vuoto quando si bussava alla porta. A Karl sembrava che il signor Pollunder fosse traviato da falsi amici e innamorato pazzo della figlia, e che questo lo facesse pervertire. Certamente lo zio lo aveva ben giudicato, e se Karl aveva fatto quella visita e adesso peregrinava per i corridoi, la colpa era soltanto di quel principio dello zio, di non voler influenzare il giudizio che Karl si faceva degli uomini. L'indomani glielo avrebbe senz'altro detto, perché, secondo quel principio, lo zio avrebbe ascoltato volentieri e con serenità anche il giudizio del nipote su di lui. Per di più questo principio era forse l'unica cosa che a Karl non piacesse di suo zio, ma nemmeno questa riserva era poi così assoluta.

D'un tratto la parete di un lato del corridoio s'interruppe e lasciò il posto a una balaustra di marmo fredda come il ghiaccio. Karl posò la candela accanto a sé e si sporse cautamente. Si sentì alitare addosso una vuota oscurità. Se quello era l'ingresso principale della casa — al chiarore della candela s'intravvedeva un tratto di soffitto a volte —, perché non erano entrati di lì? A che serviva quell'ambiente vasto, profondo? Lassù era come stare sulla balconata di una chiesa. Karl quasi rimpianse di non poter restare in quella casa sino al mattino, gli sarebbe piaciuto farsi accompagnare dappertutto dal signor Pollunder e farsi mostrare ogni cosa.

Del resto quella balaustrata non era lunga, e presto Karl si trovò di nuovo nel chiuso del corridoio. A una svolta improvvisa di questo Karl urtò con violenza contro il muro, e soltanto la cura costante con cui reggeva spasmodicamente la candela impedì che cadesse e si spegnesse. Poiché quel corridoio sembrava non voler finire mai, e non c'erano finestre da cui si potesse guardar fuori, e nulla si muoveva né in alto né in basso, Karl cominciò a sospettare di star girando in tondo, e già sperava di ritrovare la porta aperta della sua camera, ma né questa né la balaustra si ripresentarono.

Sino allora Karl si era trattenuto dal chiamare ad alta voce, perché non voleva far rumore a un'ora così tarda in casa d'altri, ma adesso rifletté che in quella casa senza illuminazione non sarebbe stato un così gran torto, e stava per gridare un sonoro «Ehi!» nelle due direzioni del corridoio, quando dalla parte da cui era venuto vide avvicinarsi un lumicino. Solo adesso potè rendersi conto della lunghezza di quel corridoio; quella casa era un castello, non una villa. La gioia di Karl al vedere quella luce salvatrice fu così grande, che dimenticò ogni prudenza e le corse incontro; già ai primi passi che fece la candela si spense. Non ci badò, perché non ne aveva più bisogno, adesso gli veniva incontro un vecchio servitore con una lanterna, e gli avrebbe mostrato la strada giusta.

«Chi è lei?», domandò il servitore, e avvicinò la lanterna al viso di Karl, illuminando così anche il proprio. Il suo viso appariva un po' irrigidito da una grande barba bianca che scendeva fin sul petto in riccioli di seta. «Dev'essere un servo fedele, se gli consentono di portare una barba simile», pensò Karl, e studiò quella barba in lungo e in largo, senza sentirsi disturbato dal fatto di venire osservato a sua volta. Del resto rispose subito di essere l'ospite del signor Pollunder, di voler andare dalla sua camera nella sala da pranzo ma di non riuscire a trovarla.

«Ah, ecco», disse il servitore, «non abbiamo ancora installato l'illuminazione elettrica.»

«Lo so», disse Karl.

«Non vuole accendere la candela alla mia lampada?», domandò il servitore.

«Grazie», disse Karl, e accese la candela.

«Qui nei corridoi c'è tanta corrente», disse il servitore, «le candele si spengono facilmente, per questo io porto una lanterna.»

«Già, una lanterna è molto più pratica», disse Karl.

«È pieno di sgocciolature di candela», disse il servitore, e con la candela illuminò il vestito di Karl.

«Non me n'ero accorto», esclamò Karl, molto dispiaciuto perché quello era un vestito nero di cui lo zio aveva detto che gli stava meglio di tutti. Anche la baruffa con Klara non doveva aver giovato al vestito, gli venne in mente. Il servitore fu così gentile da pulire il vestito meglio che poteva così in fretta; Karl si girava di continuo, indicandogli qua e là una macchia che il servitore eliminava ubbidiente.

«Ma perché c'è tanta corrente?» chiese Karl quando ripresero il cammino.

«Qui c'è ancora molto da lavorare», disse il servitore, «hanno già cominciato a restaurare, ma i lavori vanno avanti assai lentamente. Adesso sono in sciopero anche i muratori, come forse lei saprà. C'è sempre da prendersi delle arrabbiature, con lavori del genere. Adesso hanno fatto un paio di grosse brecce che nessuno richiude, e la corrente invade tutta la casa. Se non avessi le orecchie piene di ovatta non potrei resistere.»

«Allora vuole che parli più forte?», domandò Karl.

«No, lei ha una voce chiara», disse il servitore. «Ma per tornare a questo edificio; specialmente qui, vicino alla cappella, che in seguito dovrà essere assolutamente separata dal resto della casa, la corrente è insopportabile.»

«Allora la balaustra davanti a cui si passa in questo corridoio dà su una cappella?»

«Sì.»

«L'avevo immaginato», disse Karl.

«È molto bella», disse il servitore, «se non ci fosse stata la cappella, il signor Mack di sicuro non avrebbe comprato questa casa.»

«Il signor Mack?», chiese Karl.