ZANGRILLI, Pirandello post-moderno?, Firenze, Polistampa, 2008.
R. SALSANO, Cervantes, Pirandello e la concezione moderna dell’umorismo fra teoria e testualità, in «Rid.It», Napoli, Scriptaweb, 2009, pp. 97-108.
Questo ebook appartiene a EVA Catilla - 92055 Edito da Newton Compton Editori Acquistato il 9/22/2014 5:18:14 PM con numero d'ordine 936266
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Introduzione
L'opera di Pirandello è quanto mai vasta, pervasiva, labirintica. Un cantiere sempre aperto, secondo la definizione di Giovanni Macchia. Questo vuol dire che disegnare una mappa per l'orientamento, stabilire degli itinerari e delle linee di confine, incasellare i singoli testi nella disciplina formale dei generi letterari è un lavoro di approssimazione, che non può non risultare insoddisfacente. Semmai, da tenere presente, da seguire come un filo rosso, è il dinamismo complessivo: dentro migliaia e migliaia di pagine circola un'energia inesausta, una corrente costruttiva e distruttiva, si fa sentire una voce implacabile, attraverso una polifonia drammatica. Questa è la vocazione dello scrittore, di questo particolare scrittore. Ed è un mistero, che sta all'origine, e poi si diffonde ovunque, lungo stagioni successive, sino alla fine. Un mistero per cui si possono trovare molte spiegazioni parziali che, sommate, lasciano tuttavia un residuo.
Il fenomeno Pirandello si rende possibile in Sicilia, a ridosso dell'unificazione nazionale, e reclama numerose fortuità e infelicità. A differenza di un Verga e di un Capuana, che si scoprono nella posizione di capostipiti, e invece a somiglianza di De Roberto, Pirandello ha alle sue spalle una generazione di modelli, assurti a notorietà oltre i confini dell'isola e degni di ammirazione e di emulazione. Ma mentre De Roberto fa le sue prove a Catania, miracolata capitale letteraria del Sud, a stretto e forse troppo stretto contatto con i maestri, Pirandello si forma a Girgenti. È una differenza rilevante, che spesso critici attestati esclusivamente su una dimensione cartacea non riescono a percepire come dato fondamentale.
Catania è un nucleo urbano, circondato dalla campagna, sotto il presidio dell'Etna. È una città di mare, con un'antica tradizione culturale, percorsa da vene illuministiche. Girgenti è periferia della periferia, geograficamente remota e quasi irraggiungibile. È greca e araba, scissa nella sua anima, come è separata e quasi contrapposta tra l'acropoli abbarbicata sulla collina e la linea maestosa dei templi dorici in rovina.
Girgenti è arcaica, ma appunto, collegata con l'arké. Il tempo è fermo, ancor più che altrove nell'isola, ma se ne sente l'antichità e il respiro. La gloria vi è prestigiosa, e sfatta.
Pirandello compare quando l'eternità comincia a sembrare insidiata dai primi e ritardati sussulti del moderno, laddove la promessa di liberazione può generare un sospetto di tradimento. Nel latifondo medievale si scavano le miniere di zolfo. Fuoco nel fuoco, ma fuoco infero, contro natura, demoniaco. L'universo dei contadini e dei pescatori viene contaminato da una razza intrusa, quella dei minatori e degli operai. Sul piano personale, Pirandello si trova in vantaggio e in difficoltà: è figlio del padrone, ma non un aristocratico, fa esperienza nel costeggiare le verità del burrone, per osservare in un brivido esistenziale la violenza della storia e del lavoro, che però è funzionale al suo progresso, alla sua crescita individuale. Alla sua fuoriuscita.
Come tutti i suoi predecessori e sodali, deve portarsi il fardello dell'emigrante, in un mondo in cui ogni viaggio, quale che ne sia la traiettoria, è un'emigrazione. Prima a Palermo, poi a Roma, poi, per un incidente universitario, che però è già l'indizio di una personalità e di un destino, a Bonn.
Qui, in terra tedesca, avviene una sorta di rivoluzione: il ridimensionamento e insieme la rivalorizzazione del passato. Pirandello si laurea, a differenza dei suoi corregionali. Si laurea con una tesi in lingua tedesca, ma sul dialetto di Girgenti. Una tesi di filologia romanza, per un giovane che si costruisce a fatica una cultura umanistica e che scrive versi. E versi mediocri. Pirandello a questo punto potrebbe diventare come uno degli intellettuali eclettici siciliani, Giuseppe Aurelio Costanzo, Giovanni Alfredo Cesareo, che troverà nei cenacoli letterari romani e che gli daranno ospitalità nell'Istituto Superiore di Magistero.
Invece si cimenta in una prova decisiva. Stimolato dal trascinatore Capuana, tenta un romanzo. Ha ventisei anni, pochi obiettivamente, ma che pesano, secondo i parametri dell'epoca, e che soprattutto pesano a lui, immune da indulgenza con se stesso.
L'esclusa è il frutto di un vigoroso talento, che raccoglie un'eredità culturale, quella del verismo italiano, e cerca uno spazio di originalità.
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