Tutto è Bene Quel Che Finisce Bene Read Online
| (Escono tutti) |
EPILOGO
| Or che il gioco è finito, il re si fa mendico,([94]) e sarà soddisfatto d’un applauso sentito; del quale tutti noi nel ripagarvi faremo il nostro meglio per piacervi sempre di più. Sia nostra or la vostra indulgenza, sarà vostra la miglior nostra scenica sapienza. Le vostre mani dateci cortesi, e i nostri cuori vi sarete presi. |
FINE
([1]) “How understand we that?”: questa battuta, messa qui ed attribuita a Lafeu da quasi tutti i testi, non ha, in verità, molto senso; tanto che l’“Arden Shakespeare”, forse più logicamente, se pur con non molto più senso, la mette in bocca ad Elena, in risposta all’endiade/sillogismo di Lafeu “dolore eccessivo nemico del vivere/ vivere uccide dolore”. Il lettore la prenda come vuole.
([2]) In italiano queste due battute non hanno alcun senso; ma dovevano divertire quei pochi del pubblico che ne riuscivano a cogliere (non era facile) il bisticcio spiritoso. Parolles dice: “Save you, fair queen!”. “Dio vi salvi, bella regina!”. Ma “queen” si pronuncia come “quean”, “sgualdrina”. Elena, che capisce il bisticcio, risponde a tono: “And you, monarch”, dove “monarch”, “monarca” è omofono di Monarco, un noto buffone italiano alla corte della regina Elisabetta. Perciò entrambi si rispondono: “Eh, no, io non sono Monarco” - dice Parolles; ed Elena: “Se tu non sei Monarco, nemmeno io sono quella che dici.”
([3]) “Man… will undermine you and blow you up”: questa battuta, e le altre che seguono del dialogo tra Elena e Parolles, sono una specie di fuoco d’artificio di doppi sensi. Qui “blow up” è sì, “saltare in aria (per effetto di una esplosione sotterranea)”, ma anche “gonfiarsi per essere incinta (per effetto di una “carica” dal disotto)”. È chiara l’allusione lubrica.
([4]) Come cambiano il mondo e le mode del mondo! Shakespeare descrive qui visibilmente la società del suo tempo; tre secoli prima, nel rappresentare la vicenda di Re Giovanni senza Terra, fa dire al suo personaggio Filippo Faulconbridge, detto “Il Bastardo” quanto sia chic per i gentiluomini conversare dopo il pranzo con uno stecchino tra i denti, ogni tanto facendo sentire il sibilo del succhio (“Re Giovanni”, I, 1, 188-194):
“Ora alla mensa di mia signoria
“siederà, penso, il grande viaggiatore,
“con tanto di stecchino in mezzo ai denti,
“ed io, dopo ben bene rimpinzato
“il mio stomaco ormai cavalleresco,
“ed una bella succhiatina ai denti,
“mollemente appoggiato……”
([5]) “Your date is better in your pie and your porridge than in your cheek”: nel testo c’è il gioco di “date” usato nei due sensi di “dattero” (si usava, di rimedio, il dattero nei dolci in mancanza dello zucchero) e di “data”, “data di nascita”, “età”. Si capisce che cosa intende Parolles per “dattero”.
([6]) “… a phoenix, captain, and an ennemy”: per Shakespeare la fenice è l’uccello prodigioso della mitologia che, vergine, genera se stesso. “Vergine fenice” (“maiden phoenix”) chiamerà, per bocca di Cranmer, la regina Elisabetta, nell’“Enrico VIII”:
“la vergine fenice che, morendo,
“genera dalle ceneri un erede
“bello e meraviglioso come lei…”
Qui Elena, nel suo farneticare di donna innamorata, immagina che una tal donna sarà uno degli amori di Bertramo “laggiù” dove andrà, cioè a Parigi.
([7]) Parolles, si ricorda, accompagna il conte Bertramo alla corte di Francia a Parigi.
([8]) “… thou diest in thine unthankfulness”: “Muori nella tua irringraziatezza”, intendi: “Muori da nessuno ringraziata”. Elena ha detto prima che covare segreti pensieri d’amore è cosa di cui nessuno ti è riconoscente.
([9]) “Il Firenze” e, prima, “nostro cugino Austria” sono il modo di chiamare i sovrani col nome del paese di loro dominio, che si ritrova in tutto il teatro di Shakespeare; s’intende che si tratta qui del re d’Austria e del duca di Firenze.
([10]) “… till their own scorn return to them unnoted / ere they can hide their levity in honour.”: il passo è variamente inteso: “… fino a che le loro beffe ricadano su di loro da nessuno notate prima che essi possano nascondere la loro leggerezza con il merito”; oppure: “… fino a quando, sentendo ripetere da altri le lor vecchie facezie, non le riconosceranno più”. Abbiamo seguito l’interpretazione del Melchiori (Classici Mondadori, 1999) che intende giustamente “honour” per “onore guerriero”, il re di Francia avendo di ciò parlato poco prima.
([11]) Si è seguito, nella resa italiana di questo nome, il suggerimento del Baldini (Gabriele Baldini, “Manualetto shakespeariano”, Einaudi, Torino, 1964, pag. 394), che vede nel “Lavach” dell’in-folio una deformazione del francese “lavage”, “lavaggio”, “risciacquatura”, piuttosto che, come altri, quella del francese “la vache”, “la vacca”.
([12]) Di quale gentildonna vuol parlare Rinaldo alla contessa si vedrà in seguito, dopo il lungo interludio giocoso tra la contessa e il suo buffone: si tratta di Elena. È questa la scena introduttiva alla vicenda-madre della commedia: l’amore di Elena per Bertramo, e Shakespeare, da esperto drammaturgo, la condisce con una specie di suspense, interrompendo all’inizio il discorso di Rinaldo con le arguzie del Lava.
([13]) “… such knaveries yours”: “such”, cioè quelle (furfanterie) di cui si lagnano. Altro intende tutta la frase: “… e abbastanza abile nel negare di averle commesse”.
([14]) I puritani il venerdì mangiavano carne; i papisti (così si chiamavano i cattolici dopo lo scisma di Enrico VIII) al contrario il venerdì facevano digiuno e mangiavano pesce.
([15]) Senso: “Sposati si diventa, cornuti si nasce”.
([16]) “We’d find no fault with the tithe-woman, if I were a parson”: “tithe” era il tributo, corrispondente alla decima parte del raccolto agricolo - detto perciò “decima” - corrisposto alle istituzioni ecclesiastiche per il loro sostentamento.
([17]) “’Twould mend the lottery well”: altri intende: “sarebbe come vincere al lotto”. Ma “lotto” è voce sconosciuta ai tempi di Shakespeare.
([18]) Il ragionamento del Lava è piuttosto contorto e sottilmente allusivo. Egli dice: “Va bene, mi rassegno al pensiero che un uomo debba stare agli ordini di una donna, e faccio appello alla mia onestà, che non è soltanto dote dei puritani, i quali sanno coprire con la cotta dell’umiltà il loro cuore orgoglioso”; l’allusione è a quei sacerdoti protestanti di tendenza puritana, la cui rigida e puntigliosa onestà aveva guadagnato loro l’epiteto di “precise” o “precisian” (cfr. “Misura per misura”, I, 3, 50: “Lord Angelo is precise”; e Marlowe “Doctor Faust”, 214: “I will set my countenance like a Precisian”). Costoro, si diceva, portavano esternamente la tonaca prescritta dalla chiesa anglicana (la “cotta dell’umiltà”) ma sotto indossavano l’abito nero dei calvinisti (“il gran cuore”). Pensate se uno spettatore moderno potrà mai almanaccare certe sottigliezze per comprendere un attore che reciti Shakespeare! E c’è ancora chi s’avventura a metterlo sulle nostre scene!
([19]) “God shield you mean it not!”: letteralm.: “Dio ti salvi dal non avere questo intendimento”. Molti leggono, chissà perché, questa frase al contrario: “Dio ti guardi da un tal pensiero!”. Hanno capito male: la contessa, come mostra tutta la scena, non è affatto contraria all’amore di Elena per suo figlio!
([20]) “… that your Diana was both herself and love”: “… sì che la vostra Diana era allo stesso tempo se stessa e amore”: Diana è la dea protettrice della castità femminile, la deità a lei contrapposta, dell’amore carnale, è Venere. Un amore che sia l’una e l’altra è l’amor sacro e profano insieme della perfetta ars amatoria classica.
([21]) “… but riddle-like lives sweetly where she dies”, letteralm: “… ma, alla maniera dell’indovinello, vive dolcemente dove muore”. A quale “indovinello” si alluda, è impossibile dire; ma doveva esser corrente tra il pubblico del tempo, se bastava un semplice “riddle-like” per evocarlo a paragone.
([22]) Traduco come se la lezione fosse - come suggerito dal Dover Wilson - “more than they were in motes”, “più che non lo indichi l’etichetta”, invece che “in note” dell’Alexander e degli altri testi, che vedo del resto tradotto nel modo più diverso (“… di contenuto più denso di quanto non paia”, il Lodovici; “… proprietà superiori a quelle comunemente note”, il Melchiori; “… i cui effetti erano superiori ad altri più famosi”, la Rosati Bizzotto, et dispersiter alii. A me sembra che Elena abbia voluto dire che il padre, nella sua sapienza medica, era riuscito a creare, con gli stessi elementi usati da altri, formule più efficaci di quanto gli stessi elementi fossero generalmente ritenuti capaci.
([23]) “Flourish of cornets”: è il segnale che annuncia l’entrata in scena di sovrani e di altri alti personaggi. Sui segnali musicali nel teatro shakespeariano, v. l’apposita nota alla mia traduzione del “Re Lear”.
([24])“… those bated that inherit but the fall of the last monarchy”, “… ad eccezione di quelli che ereditano soltanto la decadenza dell’ultima monarchia”; a quale tipo di nobiltà italiana voglia alludere il re di Francia, è difficile dire. Egli parla ad un gruppo di giovani guerrieri francesi in partenza per l’Italia dove c’è, secondo lui, una nobiltà altrettanto degna di loro, e un’altra nobiltà rammollita, cui non resta che la nostalgia dell’ultimo impero di Roma, il “sacro” come il “pagano”, che la lor mollezza ha fatto decadere.
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