Tutto potrebbe andare molto peggio

Giangiacomo Feltrinelli Editore Richard Ford
TUTTO POTREBBE ANDARE MOLTO PEGGIO

Feltrinelli



Traduzione di Vincenzo Mantovani

© Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano

Prima edizione nella collana “I Narratori” giugno 2015

ISBN edizione cartacea: 9788807031403

 

Kristina

Sono qui

 

Strane fragranze arrivano sulle ali di un’inquieta brezza invernale nella Shore questa mattina, due settimane prima di Natale. Corone di fiori su un mare minaccioso suscitano aspettative negli sprovveduti.

È, naturalmente, il profumo delle riparazioni edilizie e delle ristrutturazioni su larga scala. Legname tagliato di fresco, pvc bianco e pulito, l’odore di soda caustica del Sakrete, acri sigillanti, carta catramata fragrante e alcol denaturato. Il sentore di amido del Tyvek mescolato al respiro sulfureo dell’oceano e alla puzza che spira verso terra dalla Baia di Barnegat. È l’atmosfera di un disastro senza limiti. Al mio naso – che un tempo s’intendeva di queste cose – niente sa di rovina più delle iniziali operazioni di soccorso.

Me ne accorgo per la prima volta al semaforo rosso di Hooper Avenue, e poi di nuovo quando faccio il pieno alla Hess, prima di proseguire nella mia Sonata verso il ponte di Toms River e Sea-Clift. Qui, tra le forti esalazioni della stazione di servizio, un venticello invernale mi scompiglia i capelli mentre i miei dollari scorrono sul display come in una slot machine sotto l’addensarsi delle nubi decembrine. La brezza ha messo in moto le girandole argentate della Grande Riapertura di Bed Bath & Beyond al centro commerciale di Ocean County (“Solo coperte e materassi nuovi possono farci abbassare la testa”). Oltre l’ampia distesa del parcheggio, pieno per un decimo alle dieci del mattino, lo Home Depot – che somiglia al Cremlino, ma nonostante-tutto-è-sempre-enigmaticamente-tuo-amico – ha spalancato le porte di buonora. I clienti si allontanano tenendo in equilibrio scatole di nuovi arredi da bagno, nuove schede madri, nuovi impianti elettrici, cardini plastificati, porte tamburate, l’intera scaletta di una veranda vacillante su un carrello gigantesco. Tutto in marcia verso qualche domicilio ancora in piedi strapazzato dall’uragano: una cosa di sei settimane fa, ma ancora fortemente radicata nella memoria. Tutti, qui, sono ancora tramortiti: litigiosi, spaventati, scossi-ma-risoluti. Tutti decisi a “ricominciare”.

Quaggiù, sotto il tendone della Hess, qualcuno ha messo a tutto volume per i clienti un talk show sullo sport: il Pat ’n’ Mike Show della Magic 107 di Trenton. Un tempo ero tra i loro fedeli ascoltatori. Sono vecchi, ormai. Una voce tonante – è Mike – dichiara: “Ohibò, Patrick. L’allenatore Benziwicki ha sganciato un autentico uragano di BOMBE EFFE,1 ti dico. Trenta secondi su Tokyo, proprio così”.

“Ascoltiamolo di nuovo,” dice Pat, da un altoparlante sprofondato nelle viscere della stazione di servizio. “Assolutamente incredibile. Asso-lutamente. Era sul canale dell’intrattenimento e dello sport!”

Un’altra voce registrata, roca ed esausta – quella di B, l’allenatore – interviene furibonda: “Okay. Lasciate solo che dica, a voialtri BOMBE EFFE di cosiddetti giornalisti sportivi, una cosa da BOMBA EFFE. È chiaro, BOMBE EFFE? Quando voi sarete in grado di allenare la squadra di bambine di nove anni di una BOMBA EFFE di scuola elementare, allora potrei, dico potrei, mostrarvi un briciolo di BOMBA EFFE di rispetto. Fino ad allora, care BOMBE EFFE, potete sganciarvi da soli BOMBE EFFE sulla testa da qui alla BOMBA EFFE del vostro pranzo domenicale. Avete sentito bene, per la prima volta, qui”.

Il giovane benzinaio della Hess che mi sta riempiendo il serbatoio, con la tuta bianca e lo sguardo perso nel vuoto, non sente nulla. Mi guarda come se non fossi presente.

“Questo più o meno dice tutto, immagino,” concede Mike.

“E altro ancora,” concorda Pat. “Butti pure le chiavi sul tavolo, allenatore. Lei è spacciato. Prenda quella BOMBA EFFE di bus e se ne torni alla BOMBA EFFE di Chillicothe.”

“BOMBA-EFFE-TTIVAMENTE-incredibile.”

“Facciamo un break, tu, BOMBA EFFE.”

“Io? BOMBA EFFE sarai tu. Ah-ah-ah.