Quelli delle linee elettriche sono qui con le loro cabine gru (arrivano in convogli dal Texas e dal Minnesota, e non si lasciano fermare da nessuno). Ci sono anche camion di ogni tipo – Datsun come quelli usati dai terroristi a Kabul, F-150 nuovi, possenti autotreni Dodge alti sulle ruote, fino a elefantiaci autocarri con cassoni ribaltabili e furgoni per la raccolta dei rifiuti tolti dal servizio attivo – arruolati per raccogliere e portare via dolore e distruzione, e il ricordo del dolore e della distruzione, in qualche discarica di Elizabeth, come i resti dell’11 settembre. Non c’è nulla di vivibile o di APERTO. Non c’è corrente. Un tappeto di sabbia venuta dall’oceano e dalla spiaggia è steso sulle strade e nei cortili e sotto i veicoli distrutti, come se in una sola notte la Shore fosse diventata Riad. È una zona di combattimento alla fine della battaglia, anche se, a modo suo, assolutamente pacifica e ordinata. Mi aspetto di veder girare in cerchio degli avvoltoi nell’aria nebbiosa. C’è invece sulla spiaggia uno squadrone di pellicani scuri, che cercano qualcosa di familiare, di commestibile, o entrambe le cose.

Complessivamente, si avverte un bisogno palpabile e quasi religioso di “rimettere le cose com’erano prima”. Anche se a mio avviso – appena arrivato – è un peccato che non possano restare così ancora per un po’, come uno spettro che continua a spaventare la gente. Tanti anni fa, durante il mio insoddisfacente servizio militare nel corpo dei marine, alcuni di noi soldati semplici furono inviati come osservatori da Camp Pendleton a Ensenada, a sorvegliare la concentrazione nemica nei bordelli e nelle mescalerias locali. Allora notai che era impossibile distinguere se gli edifici messicani diroccati davanti ai quali passavamo erano davvero diroccati o semplicemente costruiti a metà, con i nuovi residenti che aspettavano tra le quinte. Ortley Beach – ciò che posso vederne adesso – ha questo aspetto, come sono certo che lo hanno tutte le città della costa un tempo sfavillanti a nord e a sud: bloccate in un momento d’indecisione tra l’essere e il non essere. Facevo una gran bella vita, una volta, comprando e vendendo questo pezzo di terra ormai salata. E dovrei essere in grado di vedere i granelli di possibilità che ci sono in ciò che ne resta. Ma non ne sono capace, per il momento.

SCIACALLI, ATTENTI! Un cartello sul ciglio della rampa di uscita mette in guardia tutti coloro che vorrebbero entrare per commettere cattive azioni. L’emblema dei pirati, teschio e tibie, è stato dipinto in rosso per ribadire il concetto. La scritta COPRIFUOCO ALLE 6: DICO A TE! riempie lo spazio che resta per conferire al messaggio un tono personale. Tutt’intorno è germogliata una foresta di altri cartelli che sembrano il prodotto dell’arte politica di strada e annunciano: COMPRIAMO LA VOSTRA CASA (O QUELLO CHE NE RESTA). FRATELLI MARTELLO: RIMOZIONE MACERIE. HABLA INGLES – RAPIDO! DIVENTATE PSICOTERAPEUTI E IMPARATE AD ASSISTERE CHI SOFFRE IN DIECI GIORNI. RIMUOVIAMO LA TERRA IN BREVISSIMO TEMPO. IMPARATE A CONOSCERE I VOSTRI DIRITTI. COOPERATIVA DI SCRITTORI. VENITE A ROMPERE IL GHIACCIO CON LA NATIONAL RIFLE ASSOCIATION ALLA HAMPTON INN DI TOMS RIVER. UN AUTOMOBILISTA UBRIACO HA UCCISO MIA FIGLIA. FLOW YOGA. TANTRIC SEX WORKSHOP. UN PIATTO DI SPAGHETTI PER I PRIMI SOCCORRITORI. Un cartello dice solo NULL’ALTRO RIMANE3 (per le vittime con una laurea in lettere).

Mentre mi avvicino lentamente alla roulotte del posto di comando, spento il Copland, un agente esce da una porta laterale e mette piede sull’asfalto sabbioso. L’accesso è vietato a tutti tranne alle imprese edili, ai proprietari e ai notabili del posto (più il presidente Obama e quella grossa patata dolce del nostro governatore).