Non è come se ogni mattina mi mettessi i calzoni alla rovescia, legassi le stringhe delle scarpe tra loro e non riuscissi a trovare la strada per la cassetta della posta. La mia unica insistente seccatura è una sublussazione (parola che val la pena di conservare) a tratti dolorosa in C-3 e C-4 della colonna vertebrale. Mi fa sentire, al collo, gli stessi scricchiolii che fa il riso soffiato nella scatola, più una fitta quando mi piego all’indietro e così via, ragion per cui non lo faccio più tanto. Temo che questo possa ostacolare i segnali che vanno al cervello. Il mio ortopedico allo Haddam Medical, il dottor Zippee (un pakistano e un idiota di prim’ordine), mi ha chiesto se volevo che mi prescrivesse “un po’ di lavoro sul sangue”, per scoprire se sono un candidato all’Alzheimer. (La proposta gli ha messo allegria.) “Grazie, ma penso di no,” ho detto, in piedi nello sgabuzzino verde, col culo gelato sotto il camice a fiorami della visita. “Non so che farmene di queste informazioni.” “Probabilmente le dimenticherebbe,” ha detto lui, con una gioia maligna. Ha anche aggiunto che una ruga verticale nel lobo dell’orecchio, che di solito passa inosservata, è “un buon sintomo” di malattie cardiache. Io, naturalmente, ce l’ho, anche se non è profonda: speriamo che sia un sintomo positivo.

Però, la mia idea del “Grande A” – dovessi mai esserne colpito – è che diventa rapidamente un modo di vivere che ti dà sicurezza e non è così brutto come lo si dipinge. Il dottor Zippee, che ha studiato medicina a Karachi e si è specializzato alla Hopkins, ogni inverno torna nel suo vecchio continente per lavorare in una madrassa (qualunque cosa sia). Con me si lamenta e deplora che l’America, nel suo zelo vendicativo di dominare il mondo, abbia rovinato la vita del paese da cui è venuto; e dice che i talebani, all’inizio, erano bravi ragazzi che stavano dalla nostra parte. Ma ora, a causa nostra, di notte le strade non sono sicure. Io ribatto che per me indiani e pakistani sono la stessa gente, come gli israeliani e gli arabi, e gli irlandesi del Nord e del Sud. La religione è solo una scusa per massacrarsi e incenerirsi a vicenda: altrimenti morirebbero di noia. “Fantastico,” dice lui, e ride come uno scimpanzé. Ha appena comprato un cottage sul Mount Desert e spera di lasciarsi al più presto il New Jersey alle spalle. Secondo lui, la vita è imperniata sul controllo del dolore, e io devo migliorare il modo in cui tengo sotto controllo il mio.

Copland si libra nel cielo quando attraverso il ponte. La Baia di Barnegat, stamane, è un mare di paillettes sul quale gioca il vento, con la lunga isola e Seaside Heights che, mostrandosi ai miei occhi in un momento di sole accecante, sembrano immutate. I gabbiani torreggiano sopra di me. Lontano, qualche piccola vela numerata increspa l’acqua sotto le raffiche di un vento di terra. La temperatura non ha superato i due gradi. Bisogna essere degli esibizionisti per uscire con questo tempo. Sono certo che il mio vestito è troppo leggero, ma sono felice di essere tornato sulla Shore, anche se mi troverò di fronte a un disastro. Le nostre vere emozioni non sono mai convenzionali.

Un Air-Tran – uno dei vecchi 737 – si è appena alzato da Atlantic City e sta ficcandosi nel cielo basso e grigio, carico di assonnati giocatori d’azzardo che tornano a Milwaukee. Posso distinguere l’“a” minuscola sulla coda, mentre scompare nella nebbia dalla parte dell’oceano dove un tempo sorgeva la mia vecchia casa, che però, evidentemente, non esiste più.

Ieri mattina, più tardi, dopo che avevo parlato con Arnie, Sally è scesa e mi ha raggiunto dove stavo mangiando i miei All-Bran, e si è fermata davanti alla finestra sul cortile dietro la casa a guardare, pensierosa, l’attivismo degli scoiattoli in quest’ultimo scorcio d’autunno. Io ero lieto di non pensare a nulla che meritasse di essere registrato, nulla che riguardasse Arnie Urquhart, e di respirare semplicemente al ritmo delle mie masticate. Dopo un intervallo in cui nessuno ha aperto bocca, Sally si è seduta davanti a me stringendo un libro che – me n’ero accorto – aveva continuato a leggere fino a notte fonda: la sua lampada era rimasta accesa dopo che io avevo preso sonno, poi era stata spenta, poi riaccesa dopo un po’. Non è insolito per le persone della nostra età.

“Ieri sera ho letto questa cosa sconvolgente.” Teneva il libro che aveva tanto assorbito la sua attenzione stretto contro la felpa della tuta da yoga. I suoi occhi erano penetranti. Sembrava inquieta.