Finiremo asfissiati, disse Buck Mulligan. Haines, apra quella porta, le spiace?
Stephen posò il bacile sulla credenza. Unalta figura si levò dallamaca dove
stava seduta, anclò alla bussola e spalancò i battenti interni.
Ha la chiave? domandò una voce.
L’ha Dedalus, disse Buck Mulligan. Mondo cane, soffoco. Berciò senza alzare
gli occhi dal fuoco: Kinch!
E’ nella toppa, disse Stephen, venendo avanti.
La chiave stridette due volte aspramente e, quando la pesante porta venne socchiusa, entrarono gradita luce e aria vivida. Haines rimase nel vano, guardando fuori. Stephen trascinò fino al tavolo la sua valigia volta allinsù
e sedette in attesa. Buck Mulligan spadellò il fritto sul piatto vicino a
]ui.
Poi portò al tavolo ii piatto e una gran teiera, li mise giù pesantemente e
dette un respiro di sollievo.
Mi sto sciogliendo, fece, come disse la candela quando… Ma zitti. Non una
parola di più su questo argomento. Kinch, sveglia. Pane, burro, miele.
Haines,
entri. Il rancio è pronto. Benedici noi, o Signore, e questi tuoi doni.
Dov’è
lo zucchero? Cribbio non c’è latte.
Stephen andò a prendere dalla credenza la pagnotta e il vasetto del miele e la
vaschetta del burro. Buck Mulligan si sedette con improvvisa stizza.
Che casino è questo? disse. Le avevo detto di venire dopo le otto.
Possiamo prenderlo scuro, disse Stephen. C’è un limone nella credenza.
Al diavolo te e le tue manie parigine, disse Buck Mulligan. Voglio latte di
Sandycove.
Haines abbandonò la soglia e disse tranquillamente: Sta salendo quella donna
col latte
Haines, Iddio la benedica, gridò Buck Mulligan saltando su dalla seggiola. Si
sieda.
1 comment