E’ ben vero ch’egli disponeva di più denari. Basterebbe a rendermi infelice la piccolezza della mia stanza. A casa la destinerei alle oche!

“Non ti pare, mamma, che sarebbe meglio che io ritorni? Finora non vedo che ci sia grande utile per me a rimanere qui. Denari non ti posso inviare perché non ne ho. Mi hanno dato cento franchi al primo del mese, e a te sembra una forte somma, ma qui è nulla. Io m’ingegno come posso ma i denari non bastano, o appena appena.

Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 5

ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli Italo Svevo Una vita I

Q

“Comincio anche a credere che in commercio sia molto ma molto difficile di fare fortuna, altrettanto, quanto a quello che ne disse il notaro Mascotti, negli studi. E’ molto difficile! La mia paga è invidiata e io debbo riconoscere di non meritarla. Il mio compagno di stanza ha centoventi franchi al mese, è da quattr’anni dal sig. Maller e fa dei lavori quali io potrò fare soltanto fra qualche anno. Prima non posso né sperare né desiderare aumenti di paga.

“Non farei meglio di ritornare a casa? Ti aiuterei nei tuoi lavori, lavorerei magari anche il campo, ma poi leggerei tranquillo i miei poeti, all’ombra delle quercie, respirando quella nostra buona aria incorrotta.

“Voglio dirti tutto! Non poco aumenta i miei dolori la superbia dei miei colleghi e dei miei capi. Forse mi trattano dall’alto in basso perché vado vestito peggio di loro. Son tutti zerbinotti che passano metà della giornata allo specchio. Gente sciocca! Se mi dessero in mano un classico latino lo commenterei tutto, mentre essi non ne sanno il nome.

“Questi i miei affanni, e con una sola parola tu puoi annullarli. Dilla e in poche ore sono da te.

“Dopo scritta questa lettera sono più tranquillo; mi pare quasi di avere, già ottenuto il permesso di partire e vado a prepararmivi.

“Un bacio dal tuo affezionato figlio.

Alfonso.”

Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 6

ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli Italo Svevo Una vita II

Q

II

Alle sei sonate Luigi Miceni depose la penna e s’infilò il soprabito corto corto, alla moda. Gli parve che sul suo tavolino qualche cosa fosse fuori di posto. Fece combaciare i margini di un pacchetto di carte esattamente con le estremità del tavolo. Ci diede ancora una guardatina e trovò che l’ordine era perfetto. In ogni casella le carte erano disposte con regolarità che le faceva sembrare libretti legati; le penne accanto al calamaio erano poste tutte alla stessa altezza.

Alfonso, seduto al suo posto, da una mezz’ora non faceva nulla e lo guardava con ammirazione.