Il signor Maller aperse la porta e dopo d’essersi accertato che c’era Sanneo entrò nella stanza. Alfonso non ce lo aveva mai veduto. Era un uomo forte, grasso, ma alto di statura. Lo si sentiva respirare talvolta, non affannosamen-te però. La testa era quasi calva, la barba intiera aveva folta, non lunga, di un biondo tendente al rosso. Portava occhiali con filetti d’oro. La sua testa aveva l’aspetto volgare per il color rosso carico della pelle.
Non guardò i due impiegati che s’erano levati in piedi e non rispose al loro saluto. Consegnò un telegramma a Sanneo con un sorriso e gli disse:
– L’Ipotecaria! Siamo del sindacato!
Quel dispaccio dalla capitale, atteso da giorni, significava che veniva affidata anche alla casa Maller la sottoscrizione per la nuova Banca Ipotecaria.
Sanneo aveva compreso e impallidì. Quel dispaccio gli toglieva le ore di Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 8
ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli Italo Svevo Una vita II
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riposo sulle quali aveva contato. Con uno sforzo risoluto si dominò e stette a udire con attenzione le istruzioni che gli venivano impartite.
L’emissione si faceva due giorni appresso, ma la casa Maller doveva conoscere le firme dei soscrittori la sera della dimane. Il signor Maller indicò alcune case a cui gli premeva che l’offerta venisse indirizzata. Gli altri indirizzi dovevano essere dei medesimi clienti ai quali già s’erano fatte offerte consimili. Quella sera stessa bisognava spedire un centinaio di dispacci, preparati da giorni senza l’indirizzo e senza il numero delle azioni che dovevano variare secondo l’importanza della casa cui si dirigevano. Il lavoro però che aveva da allungare di tanto le ore di ufficio consisteva nelle lettere di conferma da scriversi e spedirsi subito.
– Ritornerò alle undici – concluse il signor Maller; – la prego di lasciare sul mio tavolo una lista delle case cui avrà telegrafato e l’indicazione della quantità di azioni offerte; firmerò allora le lettere.
Se ne andò con un saluto cortese ma non indicando con sufficiente chiarezza a chi lo rivolgesse.
Sanneo, che già aveva avuto il tempo di rassegnarsi, disse lieto ai due giovani:
– Spero che avremo finito per le dieci o anche prima, e che quando il signor Maller ritornerà, troverà le stanze vuote. Adesso, presto!
Ordinò a Miceni d’informare del nuovo lavoro gli altri addetti alla corrispondenza, e ad Alfonso, lo speditore, poi uscì correndo.
Miceni riaprì il calamaio chiuso, prese dalla casella un pacco di carta da lettera e lo buttò con violenza sul tavolo.
– Se me ne fossi andato diritto per i fatti miei, ce ne sarebbe voluto a pescarmi fuori, per farmi passare qui la notte.
Alfonso s’incamminò sbadigliando. Un piccolo corridoio angusto e oscuro univa la stanza al corridoio principale ai cui lati c’erano gli uffici, tutti ancora illuminati, dalle porte eguali, con le cornici nere e le lastre appannate.
Quelle delle stanze del signor Maller e del signor Cellani, il procuratore, portavano i nomi in nero sopra una piastra dorata. Nella sua luce uguale, le pareti pitturate a imitazione di marmo, le lastre delle porte illuminare più fortemente, così, senza penombre, il corridoio deserto sembrava uno di quei quadri fatti a studio di prospettiva, complicati, ma solo di luce e di linee.
Una sola porta in fondo al corridoio era ad un battente e più piccola delle altre.
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