Si tranquillò proponendosi di essere più franco in altra occasione, la quale, dopo la prima, non poteva tardare di presentarsi.

Intanto, per non lasciar sussistere contraddizione fra quanto aveva detto al signor Maller e quanto aveva scritto alla madre, riscrisse a quest’ultima avvisandola che le viste alla banca si miglioravano per lui e che rinunziava per allora all’aria aperta, alle quercie, al riposo. Sarebbe ritornato in patria ricco o non vi sarebbe ritornato mai più.

Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 15

ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli Italo Svevo Una vita III

Q

III

La famiglia Lanucci, presso la quale Alfonso stava a fitto, abitava un piccolo quartiere di una casa di città vecchia, verso San Giusto. Egli aveva perciò da camminare per oltre un quarto d’ora per andare all’ufficio da casa.

La signora Lucinda Lanucci aveva dimorato per un estate, poco prima di maritarsi, nel villaggio, in compagnia di una famiglia presso la quale stava quale governante. Aveva fatto in allora la conoscenza della madre di Alfonso, la quale le aveva raccomandato il figliuolo. Forse la lettera di raccomandazione della signora Carolina non sarebbe valsa gran che, se i Lanucci non fossero stati alla ricerca d’un inquilino per una stanzuccia che v’era in casa oltre il bisogno della famigliuola. Alfonso capitò dunque a proposito e venne accolto bene.

Negli ultimi anni, traviato dall’ambizione dell’indipendenza, il signor Lanucci aveva abbandonato un impiego non splendido ma ch’era bastato a nutrire la famigliuola e s’era messo a fare l’agente, a rappresentare ogni e qualunque specie di case, in tutti gli articoli. Il poveretto scriveva tutto il giorno offerte a case di cui toglieva gl’indirizzi dalle quarte pagine dei giornali, ma guadagnava sempre meno che a suo tempo da impiegato, e perciò l’umore in famiglia era triste, le sue condizioni essendo precarie dopo di essere state discrete.

Quest’umore aveva aumentato la nostalgia in Alfonso, perché è la gente triste che fa tristi i luoghi.

Lo trattavano affettuosamente, ma in Alfonso il signor Lanucci destava una compassione dolorosa, specialmente quando lo vedeva costringersi a usargli cortesie, a sorridergli, a dimostrare interessamento ai fatti suoi, mentre comprendeva che non ne poteva venir considerato che quale un cespite di rendita.

La signora Lanucci, avvezza da lungo tempo a consolare il marito dell’infruttuosità dei suoi sforzi, aveva assunto la medesima parte con Alfonso e finito col partecipare tanto intensamente delle sorti del giovine, che ne parlava come di affari proprii. L’invito del signor Maller, di cui Alfonso le aveva parlato, aveva destato in lei le maggiori lusinghe; ne parlava come se da quell’invito la fortuna dell’impiegato venisse assicurata. Ci era tanto poco avvezza, che la buona fortuna la sorprendeva.

Lucinda poteva avere quarant’anni forse, ma, piccola e grassa e pel grigio abbondante dei capelli, ne dimostrava di più. Non era stata mai bella. Aveva apportato al marito qualche poco di dote ch’era stata assorbita da una speculazione in lotti turchi. Era intelligente, vivace, amava di parlare molto e la sua faccia pallida da sofferente le aveva subito conquistata la simpatia di Alfonso.

Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 16

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Q

Pareva volesse bene al marito; al figliuolo Gustavo, diciottenne, il buona lana come ella lo chiamava, diceva di volerne poco; il suo maggior affetto era per la figliuola Lucia, sedicenne, la quale lavorava da sarta in case private. La madre guadagnava più di tutti quale maestra in una scuola popolare, ma senza i proventi di Lucia i mezzi non sarebbero bastati. La signora Lucinda era desolata di veder la figliuola costretta a passare la gioventù sulla macchina da cucire mentre ella l’aveva passata meglio, perché, da benestante, aveva studiato e s’era divertita. Nelle ristrettezze ella non aveva potuto far nulla per l’educazione di Lucia, ma di questo non si lagnava non avvedendosi che il risultato corrispondeva alla spesa fatta. Ella era intelligente e non s’accorgeva che il discorrere della figliuola era insipido, disgraziato. La vedeva bella mentre in allora Lucia era magra, anemica, come tutti in famiglia, bionda di un biondo tendente al rosso e, causa la magrezza, con la bocca che voleva arrivare alle orecchie.