Conosceva benissimo la propria incapacità a metter le mani sopra una qualunque somma di denaro. La colpa era in parte delle circostanze, e in parte del suo temperamento; e sarebbe stato molto difficile dividere in modo esatto la responsabilità fra queste due cause. Nemmeno Morrison nel confessare il fatto, avrebbe potuto dire quali ne fossero le cause precise. Con aria dolente, lo attribuiva alla fatalità.

«Non so come sia, che io non sono mai stato capace di risparmiare. E una specie di maledizione. C’è sempre un conto o due da pagare».

Si mise una mano in tasca per trarne il famoso taccuino, tanto famoso nelle isole, il feticcio delle sue speranze, e incominciò a sfogliarne febbrilmente le pagine.

«Eppure, guardate qui», continuava, «guardate qui, più di cinquemila dollari che mi sono dovuti. È qualche cosa, non vi pare?»

Ma tutto ad un tratto si tacque. Heyst, che durante tutto questo tempo aveva cercato di dimostrarsi, quanto meglio poteva, indifferente alla cosa, emetteva dei suoni rassicuranti dal fondo della gola. Ma Morrison non era soltanto onesto. Era anche un persona d’onore; e in quel giorno di grandi turbamenti, davanti a questo sorprendente emissario della Provvidenza, in mezzo alla revulsione dei suoi sentimenti consueti, egli fece la sua grande rinuncia. Gettò via da sé quella che era stata la quotidiana illusione della sua esistenza.

«No. No. Non valgono nulla. Non sarò mai capace di spremere quella gente. Mai. Sono anni che vado dicendo che lo farò; ma ora basta. In realtà, non ho mai creduto di poterlo fare. Non fate assegnamento su questi crediti, Heyst.

Vi ho derubato».

Il povero Morrison appoggiò senz’altro la testa sul tavolo della cabina, e rimase in quell’atteggiamento di uomo disfatto, mentre Heyst cercava di consolarlo parlandogli con la massima cortesia. Lo svedese era altrettanto conturbato quanto Morrison, perché comprendeva perfettamente quali fossero i sentimenti dell’altro. Non accadeva mai che Heyst si prendesse giuoco di un sentimento onorevole. Ma era incapace di qualsiasi cordialità nel suo atteggiamento esteriore, e sentiva acutamente questo suo insuccesso. Una cortesia consumata non è il tonico che ci vuole quando ci si trova di fronte ad un collasso emotivo. Tutti e due devono avere vissuto un’ora assai penosa nella cabina del brigantino. Alla fine Morrison, cercando disperatamente un’idea nel fondo oscuro del suo avvilimento, concepì l’idea di invitare Heyst a viaggiare con lui sulla sua nave, e a partecipare alle sue imprese commerciali, fino a coprire la cifra del prestito.